contro la sentenza di strasburgo
Crocifisso a scuola, Bagnasco:
"Serve una riflessione seria sulla decisione
sbagliata della Corte". Il Tempo, 12.11.2009 La Conferenza episcopale italiana, per voce del suo cardinale presidente Angelo Bagnasco, ha chiesto alle istituzioni europee di pronunciarsi sul «merito e sul metodo» della sentenza di Corte di Strasburgo contro la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Il porporato è tornato sull'argomento in una conferenza stampa al termine della sessantesima assemblea dei 250 vescovi italiani ad Assisi. Il cardinale, rispondendo alle domande dei giornalisti, non ha voluto pronunciarsi su un eventuale esito negativo al ricorso presentato dall'Italia contro il tribunale del Consiglio d'Europa, nè si è mostrato ansioso di vedere approvare una legge per tutelare i crocifissi nelle aule italiane. È apparso preoccupato da altro: dall'ideologismo della sentenza e anche, ha detto, dalla mancanza di conoscenza e di rispetto per la cultura e i sentimenti di un popolo. Per questo, anche se la Corte per i diritti umani di Strasburgo non è un'istituzione dell'Unione europea, proprio alle massime istanze comunitarie si è rivolto il cardinale, al fine di chiamarle allo scoperto e di avviare una chiarificazione su che tipo di Europa si vuole costruire. «Io spero che sia veramente l'Europa, nei suoi organismi, a fare una riflessione seria, perchè questo è un segnale di una direzione sbagliata sul suo cammino, specie se dovesse fare propria la sentenza di Strasburgo», ha osservato. «Mi auguro che ci sia un pronunciamento istituzionale sul merito e sul metodo», ha sottolineato. «Non riusciamo a comprendere questa sentenza, che ho già definito surreale, talmente fuori della realtà», ha rimarcato poi, ricordando le parole della sua relazione in apertura dell'Assemblea della Cei, lunedì scorso. «Surreale perchè e - ha spiegato il cardinale - sinceramente ideologica, e perchè chi ha sentenziato non conosce niente della nostra storia». «Sentenziare in modo così astratto - ha affermato il presidente del vescovi italiani - a prescindere cioè dall'èthos di un popolo, non è un buon servizio a quel cammino europeo in cui noi vescovi crediamo profondamente, ma che deve avere un'anima spirituale. L'economia, la finanza, non possono costituire l'anima di un popolo, di una nazione o di un nuovo soggetto, come l'Europa, che riscalda i cuori delle nazioni». Dobbiamo poterci dire, ha concluso, «noi europei». Insomma, dalla sottovalutazione delle radici cristiane del continente ai crocifissi: i cattolici - pare di capire dalle parole di Bagnasco - cominciano a porsi interrogativi su un progetto, quello prima della Comunità europea e poi dell'Unione europea, che hanno contribuito in prima persona a far nascere nel secondo dopoguerra. |