LA POLEMICA

Crocifisso, il governo presenta ricorso
Berlusconi: "Sentenza non coercitiva

E' ancora bufera sulla presenza o
meno del simbolo sacro nelle aule.
Il premier duro: non lo toglieremo

 La Stampa 6.11.2009

ROMA
Il crocifisso resterà sulle pareti delle aule scolastiche. Perchè la sentenza della Corte europea di Strasburgo «non è coercitiva». L’annuncio è del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e arriva dopo il via libera ufficiale del Consiglio dei ministri al ricorso contro la sentenza «inaccettabile» (così è definita nel comunicato ufficiale di Palazzo Chigi) che chiede di rimuovere il simbolo del cristianesimo dalle aule scolastiche.

Il governo, dunque, non intende aspettare di vincere il ricorso: nessun crocifisso sarà staccato dalle pareti dei luoghi pubblici, visto che Palazzo Chigi sottolinea che la Corte per i diritti dell’uomo non ha preso una decisione vincolante per l’Italia (d’altra parte gli stessi uffici della Corte hanno già spiegato che la sentenza «non è definitiva»). Tantomeno Berlusconi pensa che sulla questione sia necessario un referendum: «Siamo un paese cristiano. Ci sono otto paesi d’Europa che hanno la croce nella loro bandiera: allora dovrebbero cambiarla perchè ci sono stranieri che hanno preso la cittadinanza di quei paesi ed hanno altre fedi?». La decisione del governo è ovviamente in sintonia con la posizione della Cei. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, afferma che la sentenza della Corte di Strasburgo «è fortemente ideologica e non è certamente condivisa dal sentire comune»; mentre L’Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, imputa ai giudici della Corte il «peccato di presunzione» per aver voluto colpire con una «sentenza esemplare» una «millenaria esperienza religiosa».

I leghisti sono i più battaglieri nella «crociata» contro la Corte europea. Il Carroccio ha organizzato una raccolta di firme nel week end per dire ’nò alla sentenza e sostenere il ricorso presentato dal governo: «Seppelliamo di firme questa assurda sentenza e facciamo sentire la voce dei popoli del Nord, uniti in un solo grido: giù le mani dai nostri crocifissi!», esclama il ministro Calderoli.

Ma la sentenza della Corte di Strasburgo, ritiene il ministro della Difesa La Russa, «resterà in ogni caso una grida manzoniana, anche se dovesse essere respinto il ricorso fatto al Governo italiano». Perchè, osserva, «non credo che nessuno possa costringere fisicamente i nostri insegnanti a togliere quel simbolo della nostra cultura e della nostra civiltà dalle aule scolastiche».

Bisogna dire che il fronte anti-Strasburgo non comprende solo la maggioranza. Antonio Di Pietro chiede una sospensione della sentenza (che «non ha capo nè coda, perchè il crocifisso è un segno di pace e di amore»). Mentre il democratico Vannino Chiti auspica la presentazione di un ricorso condiviso da tutte le forze politiche, che avrebbe maggiori possibilità di successo.