L'Italia
presenterà ricorso. Vaticano: «dobbiamo valutare la sentenza».
La Corte europea dei diritti dell'uomo:
«No al crocefisso nelle aule scolastiche»
Il ricorso presentato da una padovana di origine
finlandese.
Gelmini: «È un simbolo della nostra tradizione»
Il Corriere del
Veneto, 3.11.2009
VENEZIA - La presenza dei
crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del
diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni»
e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». Lo ha
stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo
accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana. Il
giudice Nicola Lettieri, che difende l'Italia davanti alla Corte di
Strasburgo, ha reso noto che il governo italiano ricorrerà contro la
sentenza. Se la Corte accoglierà il ricorso, il caso verrà
ridiscusso nella Grande Camera. Qualora non dovesse essere accolto,
la sentenza diverrà definitiva tra tre mesi, e allora spetterà al
Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa decidere entro sei
mesi, quali azioni il governo italiano deve prendere per non
incorrere in ulteriori violazioni. Il Vaticano assume invece una
posizione attendista: «Dobbiamo valutare la sentenza».
LA RICORRENTE - Lei è Soile
Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, che
nel 2002 aveva chiesto all'istituto comprensivo statale Vittorino da
Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di
togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità
dello Stato. Dalla direzione della scuola era arrivata risposta
negativa e a nulla sono valsi i successivi ricorsi della Lautsi. A
dicembre 2004 il verdetto della Corte Costituzionale, che ha
bocciato il ricorso presentato dal Tar del Veneto. Il fascicolo è
quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale, che nel 2005
ha a sua volta respinto il ricorso, sostenendo che il crocifisso è
simbolo della storia e della cultura italiana e di conseguenza
dell'identità del Paese, ed è il simbolo dei principi di
eguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato. Nel
2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione. Ma ora
la storia si ribalta: i giudici di Strasburgo, interpellati dalla
Lautsi nel 2007, le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il
governo italiano dovrà versarle un risarcimento di cinquemila euro
per danni morali. Si tratta della prima sentenza della Corte di
Strasburgo in materia di simboli religiosi nelle aule scolastiche.
LA SENTENZA - «La presenza del
crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche - si
legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo - potrebbe essere
facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un
simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un
ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione». Tutto
questo, proseguono, «potrebbe essere incoraggiante per gli studenti
religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre
religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o
sono atei». Ancora, la Corte «non è in grado di comprendere come
l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che
può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa
servire al pluralismo educativo che è essenziale per la
conservazione di una società democratica così come è stata concepita
dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è
riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana». I sette giudici
autori della sentenza sono Francoise Tulkens (Belgio, presidente),
Vladimiro Zagrebelsky (Italia), Ireneu Cabral Barreto (Portogallo),
Danute Jociene (Lituania), Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò
(Ungheria), e Isil Karakas (Turchia).
IL RICORSO - Il ministro
dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha annunciato che il governo
ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei
diritti dell'uomo di Strasburgo sui crocefissi nelle scuole. La
Corte ha stabilito oggi che la presenza dei crocefissi nelle aule
costituisce una violazione al diritto dei genitori ad educare i
figli secondo le loro convinzioni e una violazione alla liberta' di
religione degli alunni.
VATICANO, DOBBIAMO VALUTARE SENTENZA
- Il Vaticano vuole leggere la motivazione, prima di pronunciarsi
sulla sentenza della Corte europea di Strasburgo. «Credo che ci
voglia una riflessione, prima di commentare», ha detto padre
Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Ha aggiunto monsignor
Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della
pastorale per i migranti: «Preferisco non parlare della questione
del crocefisso perché sono cose che mi danno molto fastidio».
COMMENTI - Il ministro
dell'Istruzione Mariastella Gelmini (Pdl): «La presenza del
crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è
un simbolo della nostra tradizione». Pier Ferdinando Casini, leader
dell'Udc: «È la conseguenza della pavidità dei governanti europei,
che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella
Costituzione europea. È il segno dell'identità cristiana dell'Italia
e dell'Europa». Paola Binetti (Pd): «Spero che la sentenza sia
semplicemente orientativa, che si collochi cioè nel rispetto delle
credenze religiose». Il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia
(Lega): «Mi schiero con chi si sente offeso da una sentenza astratta
e fintamente democratica e che offende i sentimenti dei popoli
europei nati dal cristianesimo». Raffaele Carcano, segretario
nazionale dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti: «Un
grande giorno per la laicità italiana. Siamo dovuti ricorrere
all`Europa per avere ragione, ma finalmente la laicità dello Stato
italiano trova conferma». Piergiorgio Bergonzi, responsabile scuola
dei Comunisti italiani: «È un forte monito per riaffermare il valore
della laicità della scuola e dello Stato». Alessandra Mussolini: «A
questo punto è urgente e necessario inserire le radici cristiane
nella Costituzione italiana». Paolo Ferrero, segretario di
Rifondazione comunista: «Esprimo un plauso per la sentenza: uno
Stato laico deve rispettare le diverse religioni, ma non
identificarsi con nessuna». Vincenzo Vita (Pd), vice presidente
della commissione Cultura del Senato: «La sentenza non delegittima
la religione cattolica, ma la riconsegna a una spiritualità che non
ha bisogno di simboli esibiti in luoghi non adibiti al culto».
Gianni Alemanno, sindaco di Roma: «Pensiamo per un attimo se poteva
essere possibile la caduta del muro e la fine del comunismo senza
Papa Wojtyla, pensiamo a che cosa rappresenta e ha rappresentato il
Cristianesimo non solo in Italia ma in tutta Europa. Sono veramente
esterrefatto». Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro: «La croce non
è un simbolo solo per i credenti è il simbolo del sacrificio per la
promozione umana che viene riconosciuto anche per i non credenti. La
parete bianca significa cercare di azzerare la nostra identità e le
nostre radici. E l’identità è ancor più importante nel momento in
cui giustamente ci apriamo ogni giorno di più al confronto e al
dialogo con culture diverse». Alfredo Mantovano, sottosegretario
all'Interno: «La Corte europea dei diritti dell’uomo contribuisce a
dare ragione al senso di lontananza e di distacco con cui larga
parte degli europei percepisce le istituzioni dell’Unione». Adel
Smith, presidente dell'Unione musulmani d'Italia: «Una sentenza così
era inevitabile: i sostenitori del crocifisso in aula dovevano
aspettarselo, perchè, in uno Stato che si definisce laico, non si
può opprimere tutte le altre confessioni esibendo un simbolo di una
determinata confessione». Francesco Pasquali, Coordinatore nazionale
della Giovane Italia, movimento giovanile del Pdl: «Non può essere
permesso a nessuna Istituzione di cancellare con un colpo di penna
valori e tradizioni che appartengono al popolo italiano. Di fronte a
queste vicende è bene che il mondo della scuola risponda prontamente
difendendo i simboli delle nostre radici a partire dall’allestimento
del presepe in tutte aule». Maria Rita Munizzi, presidente nazionale
del Moige, Movimento Italiano Genitori. «La libertà di educare i
figli secondo i propri valori non viene assolutamente lesa dal
crocifisso, piuttosto viene garantita proprio grazie ai valori di
laica libertà che il crocifisso da sempre esprime sul territorio
italiano». Franco Frattini, ministro degli Esteri: «La Corte europea
di Strasburgo ha dato un colpo mortale all’Europa dei valori e dei
diritti». Davide Boni, capodelegazione della Lega Nord nella giunta
della Regione Lombardia: «L’Europa annienta millenni di tradizione e
di storia, cancellando così le nostre radici cristiane e i valori
che milioni di cittadini riconoscono nel crocifisso». Letizia
Moratti, sindaco di Milano ed ex ministro della Pubblica Istruzione:
«Mi stupisco moltissimo che la Corte europea abbia potuto
intervenire su una materia come questa. Credo che il crocifisso sia
un simbolo d’amore al di là delle credenze religiose di ciascuno.
Impedire che possa essere esposto un simbolo d’amore supremo, quello
di un uomo che ha sacrificato la sua vita per gli altri, è un fatto
assolutamente sconvolgente». Franco Coppoli, docente di lettere
sospeso dall’insegnamento tra febbraio e marzo scorso per avere
tolto il crocifisso nell’aula dell’istituto professionale di Terni
durante le sue lezioni: «La decisione di Strasburgo riconosce quello
che in tutti i Paesi d’Europa è una consapevolezza affermata, cioè
che la presenza di simboli religiosi nelle aule scolastiche è un
elemento di profonda discriminazione e di violazione delle libertà
individuali. È triste che questa sentenza arrivi dalle Corte europea
e non dalle aule di un tribunale italiano. In questo momento però il
vento delle libertà difficilmente può venire dall’Italia ma deve
invece per forza giungere dall’Europa». Dario Visconti, legale del
giudice anti-crocifisso del Tribunale di Camerino (Macerata), Luigi
Tosti: «Il pronunciamento conferma che non ci può essere il
privilegio a favore di una cultura o di una confessione: il
crocifisso infatti è il simbolo di una cultura o di una confessione,
e la sua esposizione in pubblico è comunicazione di valori che
appartengono a tali culture». Mario Borghezio, eurodeputato della
Lega Nord: «Questa sentenza conferma un pericoloso orientamento
giurisprudenziale della Corte di Strasburgo, che vuol sovrapporre un
diritto europeo alle scelte valoriali degli Stati membri, arrivando
ora a conculcare il diritto del nostro Paese alle proprie scelte di
indirizzo scolastico e culturale. Se questa è l’alba della nuova era
del Superstato europeo che si aprirà con l’entrata in vigore del
Trattato di Lisbona, c’è poco da stare allegri...». Il presidente
della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro: «Trovo allucinante una
sentenza di questo genere. I valori della religione cattolica sono
universali. Non vedo come possano influenzare negativamente la vita
di un giovane. Se una cosa del genere succedesse nel territorio
trevigiano non sarebbe tollerata». Nicola Atalmi, consigliere
regionale dei Comunisti Italiani: «La Corte europea di Strasburgo ha
finalmente riportato l’Italia in Europa. E' giusto che in luoghi
pubblici come la scuola non ci sia l’ostentazione di simboli
religiosi come il crocefisso che, pur rappresentando una parte
fondamentale della cultura del nostro Paese, può essere inopportuno
in un luogo di insegnamento frequentato anche da bambini e ragazzi
di altre culture e religioni». Mara Bizzotto, europarlamentare
leghista: «Proibire il crocifisso nelle nostre scuole è una
macroscopica idiozia. Facciano pure le sentenze che vogliono: noi
continueremo sempre e comunque ad esporre il crocifisso in ogni
scuola e in ogni edificio pubblico, e non ci piegheremo a chi
vorrebbe distruggere la storia, le tradizioni e i valori più
profondi del nostro Paese e del nostro popolo». La Conferenza
episcopale italiana (Cei): «La decisione della Corte di Strasburgo
suscita amarezza e non poche perplessità: fatto salvo il necessario
approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura,
sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e
ideologica». Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute: «Il
crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma, come ha affermato il
Consiglio di Stato italiano esprimendosi proprio su questo caso,
appartiene al patrimonio culturale identitario del nostro Paese».
Franco Manzato, vicepresidente della Giunta veneta: «Invito tutti
gli insegnanti, gli amministratori locali, i magistrati e tutti i
veneti che vogliono ribellarsi a questa sentenza della Corte europea
ad esporre fin da oggi un crocefisso in aule ed uffici». Diego
Bottacin, consigliere regionale del Partito Democratico: «La
sentenza è assurda perchè il crocifisso non è solo il simbolo di chi
è credente, ma ha una connotazione ben più ampia, riconosciuta a
livello culturale e non solo religioso». Paolo Caratossidis,
coordinatore nazionale di Forza Nuova: «Se qualcuno tenterà di
rimuovere il crocefisso dalle scuole si troverà contro un muro umano
guidato da Forza Nuova». Marco Zabotti, consigliere regionale
veneto: «Il cristianesimo rappresenta un patrimonio religioso,
culturale e storico costitutivo, e perciò inseparabile, della
civiltà europea. E perciò non si può che esprimere sconcerto e
disapprovazione in merito alla sentenza della Corte Europea per i
diritti dell’uomo emessa a Strasburgo». Francesca Zaccariotto
(Lega), presidente della Provincia di Venezia: «La vergognosa
sentenza della cosiddetta Corte europea dei diritti dell’uomo, che
vuole negare la nostra identità cristiana, non troverà mai
applicazione nelle nostre aule scolastiche». Roberto Ciambetti,
capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale del Veneto:
«L’esposizione del crocifisso a scuola non ha a che fare con
l’ostentazione di simboli religiosi. Nessuno intende imporre un
credo religioso piuttosto che un altro si chiede semplicemente che
vengano rispettate e tutelate le tradizioni, la storia e la
specificità culturale di un popolo che ha le sue radici nel
cristianesimo e nel cattolicesimo».