Circa 126.000 giovani
fuori da qualsiasi percorso di istruzione

 La Stampa 25.11.2009

ROMA
Sono 126mila, pari al 5,4%, i ragazzi dai 14 ai 17 anni risultati nel 2008 fuori da qualsiasi percorso di istruzione e formazione. Lo rileva l’Isfol nel rapporto annuale.

Gli scarti territoriali sono a sfavore del Mezzogiorno, dove si registra il 7,7% dei dispersi contro il 2,8% del Nord Est.

In generale l’abbandono scolastico e formativo (le persone che nella fascia tra i 18 e i 24 anni risulta in possesso al massimo della licenza media) riguarda in Italia il 19,7% dei giovani, un dato molto migliore rispetto al 2000 (era il 25,3%) ma comunque ancora troppo superiore alla media europea (15,1%).

Resta difficile, inoltre, il rapporto tra università e lavoro. I giovani laureati italiani, secondo l’Isfol, hanno fatto registrare le diminuzioni più significative nei tassi di occupazione.

Inoltre, la domanda di lavoratori qualificata non si è incrementata in misura sufficiente ad assorbire l’offerta e si sono verificati disallineamenti tra profili richiesti dalle imprese e quelli offerti tra le forze lavoro. Gli studenti universitari aumentano, ma diminuisce il numero dei laureati in rapporto alla popolazione dei giovani tra i 23 e i 25 anni, segno di una qualche difficoltà nella regolarità degli studi.

«Il più grave problema che abbiamo nella formazione è il disadattamento scolastico». Lo ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo alla presentazione del Rapporto Isfol. «Noi - ha affermato - abbiamo persone che rimangono a lungo negli studi, anche verso i 30 anni, però in termini che possiamo definire di disadattamento, cioè con bassi risultati. Poi abbiamo anche il problema di un abbandono precoce degli studi».

«In tutti i casi - ha rimarcato il ministro- noi dobbiamo accompagnare i giovani a percorsi formativi che li recuperino tempestivamente e non nel lungo periodo. Questo perché cambia fortemente il mercato del lavoro, cambia la caratteristica del nostro sistema produttivo. E con i giovani dobbiamo accompagnare anche gli adulti. Per questo dobbiamo investire rapidamente sull’analisi dei fabbisogni. Perchè - ha osservato- l’assurdo è che molte professioni richieste dalle imprese non vengano coperte. E non si tratta di ingegneri, ma di professionalità per lo più tecniche che non sono affatto disponibili».

Sacconi ha infatti ricordato che nel mercato del lavoro «mancano doratori e falegnami». «Un terzo delle figure richieste dall’artigianato - ha affermato - mancano. Per questo motivo serve una formazione di carattere tecnico-pratico che va fatta non con un metodo scolastico, ma con un metodo per competenze».