LA POLEMICA
Un commissario per i precari
Via libera del Tar del Lazio ad altri tredici
commissariamenti
per inserire in graduatoria 7400 insegnanti
Flavia Amabile, La Stampa 8.11.2009
Si chiama Luciano
Cannerozzi, è un dirigente della
Funzione Pubblica, e da domani sarà lui a occuparsi dell’inserimento
nelle graduatorie provinciali di un centinaio di insegnanti. E’ il
commissario nominato un mese fa dal Tar del Lazio accogliendo un
ricorso che metteva da parte il ministero dell’Istruzione e gli
conferiva pieni poteri per inserire i professori a pettine in base
al punteggio ottenuto indipendentemente dalla provincia di
provenienza e non in coda privilegiando chi è già sul territorio
come aveva deciso il ministero.
A questo punto da domani sarà il
commissario a fornire indicazioni agli Uffici Scolastici Provinciali
su come i professori dovranno essere disposti nelle graduatorie. E’
la prima volta che accade ed è solo l’inizio. Il Tar del Lazio ha
accolto altri ricorsi disposti dall’Anief, l’associazione di
insegnanti in prima linea in questa battaglia, e sono stati decisi
altri 13 commissariamenti per inserire a pettine nelle graduatorie
7400 professori in 28 province. Il ministero è stato condannato
anche a pagare 65 mila euro di spese di lite. I commissari agiranno,
come nel primo ricorso vinto, fra un mese, se nel frattempo le
graduatorie non dovessero essere state riviste. Ad essere
interessati ai ricorsi potrebbero essere in 150 mila precari secondo
alcune stime della Uil.
A nulla sembra essere servito,
per il momento, l’emendamento fatto inserire dal ministro
Mariastella Gelmini nel decreto legge sui precari. Il provvedimento
è ancora in esame al Senato, dopo essere stato approvato dalla
Camera: al ministero sono convinti che, una volta approvato, basterà
a rimettere in coda i ricorrenti e mettere fine all’operato del
commissario. E di poter ampliare le possibilità di inserimento di
chi ne ha diritto, soprattutto nelle province in cui le graduatorie
sono meno affollate e di sanare il problema di chi ha scelto una
graduatoria provinciale perché residente lì, e di vedersi scavalcare
da un trasferimento dell’ultimo momento da parte di un candidato di
una provincia diversa.
Non la pensa allo stesso modo
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e anche per questo la sua
associazione ha proclamato uno sciopero per domani. «L’emendamento
colloca in coda i docenti inseriti in altre province per il biennio
2009-2011 ma per il futuro ha disposto l’opposto, l’inserimento a
pettine secondo il punteggio. E’ chiaro dunque che si tratta di una
norma incoerente tesa a bloccare le corrette decisioni dei giudici e
finirebbe per essere non conforme ai più elementari principi
costituzionali, in base agli articoli 1, 51 e 97».
In sostanza, se il ministero
facesse ancora resistenza, l’Anief tornerebbe a chiedere al Tar il
rispetto della sentenza e poi si rivolgerebbe alla Corte
Costituzionale. «Siamo di fronte a una Schindler-list dei precari,
che pone un conflitto tra poteri dello Stato. Bisogna reclutare i
docenti secondo il loro merito-punteggio e non secondo il loro
certificato di nascita o di residenza. Se anche fosse approvato
l’emendamento potrebbe soltanto rinviare di poco più di un anno il
commissariamento del Ministero ma a costi molto più elevati per i
contribuenti. Chi paga i commissari ad acta che vengono nominati dal
Tar? E chi pagherà i danni ai professori?. Il ministero sta gestendo
in modo del tutto dissennato questa vicenda, oltretutto con i soldi
di noi contribuenti. Finire in Corte Costituzionale vuol dire dover
rimborsare a chi vincerà anche lo stipendio per due anni. Ci vorrà
una Finanziaria intera per pagare tutti».
E’ proprio sullo spreco che
insiste anche l’onorevole Antonino Russo del Pd: «Il nuovo
commissariamento del Ministro Gelmini disposto dai giudici e
ottenuto dall'Anief conferma che la conduzione del Ministero
dell'Istruzione è quanto mai deludente e compromettente, persino,
per le casse dello Stato. Il rispetto per il diritto e per la
Costituzione è continuamente calpestato. I precari sono divenuti il
capo espiatorio per nascondere la politica fallimentare del Governo
in tema di scuola e di università».