Influenza A - la pandemia

Sandri: «Scuole chiuse dal 13 dicembre»

L’assessore alla Sanità propone, quello all’Istruzione frena: «Solo se me lo impongono»

Michela Nicolussi Moro da Il Corriere del Veneto, 5.11.2009

VENEZIA — L’idea gli era balzata in mente già tre mesi fa, quando si prevedeva che la nuova influenza A/H1N1 avrebbe colpito in particolare i bambini. Ma allora i casi erano pochi, non c’era l’allarme pandemia e la proposta venne cassata come eccessiva. Ora però, forte dell’appoggio ricevuto dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, l’assessore Sandro Sandri torna a proporre la chiusura anticipata delle scuole per le vacanze di Natale. Festività che secondo il referente veneto della Sanità dovrebbero iniziare il 13 o il 15 dicembre, per finire non il 6 ma il 10 gennaio, con rientro l’11.

Nuovo calendario Del possibile cambiamento del calendario scolastico Sandri ha parlato ieri, a Roma, nella Conferenza degli assessori alla Sanità, ottenendo consenso unanime. «Secondo la scaletta predisposta dal ministero, i ragazzini sani potranno essere vaccinati solo tra gennaio e febbraio — spiega il leghista — ma per allora rischiano di essersi già ammalati. Per contro, a metà dicembre il Veneto dovrebbe ottenere più dosi del previsto, perchè le case farmaceutiche hanno annunciato una nuova fornitura italiana di 10 milioni e perchè molte altre ne recupereremo usandone una sola, e non due, per la popolazione sopra i 9 nove anni. Una circolare in tal senso sta arrivando dall’Istituto superiore di Sanità. A quel punto — prosegue Sandri — potremo immunizzare tre, non più due, milioni di cittadini, dando la precedenza agli scolari. Che, dunque, quando a gennaio torneranno sui banchi, non correranno più alcun pericolo».

Superato anche il problema di eventuali autorizzazioni statali: all’autonomia in materia scolastica, già concessa dal governo alle Regioni, si aggiunge un’ulteriore «licenza» allungata ieri dal viceministro Fazio. «Proprio in virtù della pandemia — rivela l’assessore alla Sanità — ci ha dato campo libero nell’adozione delle misure più idonee a contenerla, anche in materia scolastica. Non ci saranno ulteriori chiarimenti tra ministeri di Salute e Istruzione, perciò domani (oggi, ndr), parlerò con la collega Elena Donazzan. Vedremo di concordare l’inizio anticipato delle vacanze di Natale». Tra l’altro, alcuni istituti del Veneto saranno inclusi nella rete di scuole-sentinella che il governo attiverà nelle prossime ore per monitorare in tempo reale l’andamento della pandemia.

Il gran rifiuto Non sarà facile per Sandri, convincere la collega e conterranea (sono entrambi veronesi, testardi e orgogliosi) Elena Donazzan. «Chiudere le scuole il 13 dicembre? Impossibile, è una follia — esordisce infatti l’assessore all’Istruzione — mancherebbero i giorni per arrivare almeno ai 200 che devono comporre un anno scolastico. Se anche decidessimo di recuperarli a fine giugno, dovremmo far slittare gli esami di terza media e maturità. E comunque che fai, cancelli tutte le ferie dopo Natale e costringi gli allievi a un’unica tirata? Anche a me piacerebbe che le vacanze fossero spezzettate e non concentrate d’estate, ma per il momento non è pensabile. Non siamo in grado di fornire l’adeguato sostegno alle famiglie, in termini di mense e di servizi capaci di prendersi cura dei ragazzi mentre i genitori si guadagnano da vivere. Nel Veneto di solito madre e padre lavorano entrambi, quindi l’opzione di chiudere le scuole per un mese è tecnicamente impraticabile».

Niente da fare, nemmeno provando col grimaldello epidemiologico, che individua nella fascia 5/14 anni la più colpita. «Non vedo l’utilità di un provvedimento simile — insiste la Donazzan — non sono solo le scuole i primi veicoli di contagio per i minori. Vogliamo parlare di palestre, spogliatoi, luoghi di ritrovo, ludici e ricreativi? Che facciamo, li chiudiamo tutti? Non mi pare il caso».

La mediazione Ma Sandri conta di far leva sull’unico spiraglio concesso dalla collega: «Per carità, se l’autorità sanitaria mi imporrà di farlo per il bene dei ragazzi, lavorerò in tal senso. Tutto si può fare, anche cambiare le leggi. Ma è un’operazione complicata, ad oggi impossibile».