Davvero non esistono alternative
per i precari alla guerra tra poveri?

 dal Coordinamento Precari Scuola Udine, 15.11.2009

Coordinamento Precari Scuola Udine - Il Ministero sembra esserci riuscito: dopo le mobilitazioni che ci hanno visti schierati contro la Gelmini nei mesi scorsi, abbiamo finalmente iniziato a scannarci! Quelli del sud contro quelli del nord, gli abilitati di una classe contro quelli dell’altra, gli iscritti a una sindacato contro gli iscritti a quello rivale, e ancora quanti hanno maturato un’anzianità di servizio contro gli specializzati degli ultimi anni, e chi più ne ha più ne metta!

Ma siamo così sicuri che sia questo l’unico modo rimasto a nostra disposizione per tutelarci? Non esiste un’alternativa allo spettacolo triste che stiamo inscenando? Noi del Coordinamento Precari Scuola ci ostiniamo a rifiutarci di accettare che la guerra di tutti contro tutti sia inevitabile, e facciamo appello a quanti non hanno smesso di pensare che i nostri avversari non si trovino al nostro fianco, fra i nostri colleghi, ma al ministero.

Nel 2007 l’allora ministro Fioroni avrebbe voluto far scomparire le graduatorie entro il 2011, per introdurre un altro sistema di reclutamento; di fronte alle proteste dei precari, legittimamente preoccupati per il proprio destino, il ministro fu costretto a fare un passo indietro, e trasformò le Graduatorie permanenti in Graduatorie ad esaurimento (Gae). Esse, tuttavia, vennero blindate, affinché nessuno potesse più entrarci: con un nota ministeriale, si chiarì che i precari avrebbero dovuto scegliere la graduatoria in cui collocarsi una volta per tutte, senza più possibilità di spostamento. Si tratta esattamente della norma di cui il Consiglio di Stato ha recentemente decretato l’illegittimità, anche alla luce della possibilità che hanno avuto gli specializzati del IX ciclo di SSIS di inserirsi nelle Gae, quando queste erano già blindate.

Norme illegittime, provvedimenti contraddittori, decreti approvati in fretta e furia: ha iniziato Fioroni e ha continuato la Gelmini, senza che le ragioni dei precari siano mai state prese seriamente in considerazione. Sembrava che si aprisse uno spiraglio con le 150 mila assunzioni promesse da Fioroni (e comunque insufficienti a risolvere il problema del precariato), ma ci ha pensato la Gelmini a chiuderlo immediatamente, rifiutandosi di procedere con le assunzioni previste e approvando tagli aggiuntivi a quelli già decisi dal governo precedente. I tagli sono stati approvati da tutte le forze della coalizione nonostante le proteste dell’autunno scorso: la Lega, che spesso finge di ergersi a paladina dei precari settentrionali, non fa parte forse dello stesso governo? Dov’erano gli onorevoli leghisti quando il taglio dei fondi condannava al precariato permanente migliaia di docenti del Nord?

Nel frattempo, migliaia di docenti (aizzati dall’Anief) preparavano i ricorsi al Tar contro l’impossibilità di cambiare graduatoria nell’estate del 2009. Di fronte ai ricorsi, la Gelmini ha fatto finta di niente per mesi, quando era chiaro a tutti che i ricorsi contro le “code” erano giuridicamente fondati, e che sarebbero stati accolti. Contestualmente, la Lega affilava le armi per scatenare la propria demagogia contro le “orde di meridionali” che stavano per prendere d’assalto il nord. Le nuove graduatorie, pertanto, sono state pubblicate senza che il governo avesse fatto alcunché per sanare i contenziosi in atto.

Ora tutto è stato rimesso in discussione, e giorno dopo giorno si succedono novità di ogni genere: Camera e Senato, infatti, stanno discutendo i contenuti del cosiddetto decreto salva-precari, decreto che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe rimettere le cose a posto... Esso, invece, imbroglia ulteriormente le carte: non crea, infatti, un solo posto di lavoro in più, discrimina alcuni precari a danno di altri istituendo di fatto una nuova graduatoria (per le supplenze brevi), e congela le Gae fino al 2011.

Questo significa che i ricorsisti patrocinati dall’Anief si vedranno costretti a ricorrere alla Corte costituzionale per tutelarsi, in attesa che nel 2011 le graduatorie subiscano l’ennesimo sconvolgimento.

Fra due anni, infatti, verrà data di nuovo a tutti la possibilità di cambiare liberamente provincia, con inserimento a “pettine”. Il ministero vuole solo che il precariato continui a esistere, per poter continuare a risparmiare grazie al lavoro messo a disposizione da chi è senza diritti, e di fronte a questa politica l’opposizione parlamentare non riesce a far altro che a balbettare.

A seguito di tutto questo caos, alla fine – una volta varati lo schema di regolamento sulla nuova formazione degli insegnanti, la legge Aprea e il nuovo regolamento per il reclutamento – succederà che verranno cancellate definitivamente le Gae, evidentemente ingestibili, con buona pace di chi – precario – si sarà nel frattempo scannato tra “code” e “pettine”, e con la soddisfazione di tutti coloro i quali, dal Pdl al Pd passando per la Lega, si impegnano per far approvare l’assunzione diretta da parte dei presidi. E pure con la soddisfazione dell’Anief, associazione di docenti che, come è noto, è legata all’Associazione Nazionale Presidi. Niente graduatorie, ma solo albi (magari regionali) dai quali i dirigenti possano scegliere a piacimento i docenti di cui avvalersi, alla faccia di qualsiasi criterio di trasparenza e di merito.

Cosa fare? Noi riteniamo che la cosa più sensata sia di non farci dividere, e di rilanciare la lotta dei precari per l’assunzione su tutti i posti vacanti. Non possiamo rassegnarci a continuare la guerra fra di noi a colpi di ricorsi: è chiaro, infatti, che si tratta di una guerra fra disperati, che fa solo la felicità di stuoli di avvocati ed uffici legali. In questo gioco al massacro, ad avere la peggio non potrebbero che essere, come sta già succedendo, i precari.

E’ chiaro che ora gli incarichi annuali già assegnati non si devono toccare, e che non si deve revocare la nomina a nessuno, ma se non ci battiamo affinché venga approvato in tempi rapidi un piano straordinario di assunzioni, i problemi non potranno che ripresentarsi anno dopo, più ingarbugliati che mai. I posti ci sono per tutti e per tutte: devono solo essere messi a disposizione del personale precario e devono essere rivendicati con forza. Dobbiamo rivendicare che venga eliminato lo scarto esistente fra organico di diritto e organico di fatto: è vergognoso, infatti, che più del 20% del personale docente lavori, nella scuola italiana, con contratti precari.

I posti ci sono, pertanto, senza doverli sottrarre a coloro che sono stati già immessi in ruolo, e ci sono per coloro che ne avrebbero avuto diritto se fossero stati inseriti a “pettine”. Ci sono per chi è stato nominato con incarico sino ad ora e per chi non lo è stato ancora. Oltre ai miseri 8 mila posti già dati ai docenti, ce ne sono, infatti, circa 25-30 mila in organico di diritto da poter dare subito, senza creare danno a nessuno! Oltre a questi ci sono altre migliaia di posti da dare a supplenza annuale: basterebbe eliminare lo scempio di classi con 30-35 alunni per classe anche in presenza di 2 o 3 studenti e studentesse diversamente abili, e ricondurre le classi ad un numero adeguato di alunni; ora, tra l’altro, iniziano a essere prese in mano da alcune procure (a Torino, per esempio) le denunce sul sovraffollamento in aule non a norma, e questo potrebbe costringere i dirigenti a fare qualcosa, finalmente, contro le classi sovraffollate.

Basterebbe, poi, restituire ai precari tutti gli spezzoni con i quali sono state illegittimamente formate le cattedre oltre le 18 ore, nonché tutti gli spezzoni che vengono dati ai docenti di ruolo fino a raggiungere le 24 ore di insegnamento. Dobbiamo dirlo chiaramente: si tratta di ore sottratte ai docenti non di ruolo, già scippati da Fioroni, nel 2007, degli spezzoni inferiori alle 7 ore, che da allora vengono attribuiti direttamente dai dirigenti con criteri spesso discutibili.

Non abbiamo alternative: o lottare uniti contro i tagli, per pretendere il rilancio dell’istruzione pubblica attraverso un piano straordinario di investimenti, o dividerci per farci sconfiggere gli uni dopo gli altri, dopo aver subito l’umiliazione di esserci scannati. I precari devono recuperare la capacità di mettere in campo un movimento unitario di protesta: non saranno gli avvocati o i senatori leghisti a farci uscire dal vicolo cieco in cui il ministero ci ha cacciati!

Senza i precari, non rimarrebbe aperta una sola scuola: abbiamo una forza che dobbiamo solo imparare a utilizzare. Mettiamola in campo una buona volta, e costringiamo l’opinione pubblica a fare i conti con le nostre ragioni.

 

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