Decreto supplenze

Pasquale Almirante, La Sicilia 22.11.2009

L'atteso si è compiuto e 18 mila precari circa della scuola, rimasti fuori a causa dei tagli per il piano di ridimensionamento voluto dal ministro del Tesoro, potranno accedere alle supplenze, grazie al decreto legge approvato anche al senato. Se la ministra Gelmini appare soddisfatta, non lo sono i precari che dovranno accontentarsi di fare i tappabuchi benché con una corsia preferenziale e per due anni, visto pure che dovranno attendere il biennio 2011/12 per potere entrare a pettine nelle graduatorie di un'altra provincia oltre a quella preferita.

A riproporre un piano di assunzione pluriennale, come quello avviato dal precedente governo, ci starebbero pensando dei deputati Pdl che però dimenticano che questo raffazzonamento ha una precisa logica, scaturita dal piano dei tagli, e alla quale sta appunto rispondendo questo decreto. Con ogni probabilità il fumus delle elezioni spinge a dichiarazioni azzardate, anche perché il carico finanziario è per lo più consegnato alle Regioni e ad esse, fra non molto, si starebbe rimettendo pure, grazie al federalismo scolastico, la gestione del personale con mandato ai presidi di nominare i docenti. E ciò sarebbe assai pericoloso sia perché la scuola potrebbe diventare un centro di potere politico-economico, grazie pure alle istituente fondazioni, e sia perché anche l'ultimo brandello di autonomia, di cui dispongono ancora i docenti, verrebbe stracciato dal dirigente, mentre da parte del ministero non viene una risposta adeguata aumentando proporzionalmente gli ispettori. E non è fatto da poco considerando ancora che ormai, grazie ai progetti di varia natura e forma, fra le carpette di moltissime scuole superiori passano miglia di euro. Ma potrebbe pure capitare che un appalto passi senza gara.

In compenso però sono arrivati i risultati della prove Invalsi, effettuate il maggio scorso, sugli apprendimenti degli alunni della 2^ e 5^ classe della scuola primaria e come sempre si scopre che il divario culturale tra nord e sud non accenna a diminuire, anzi si accentua soprattutto coi ragazzi di quinta, quelli pronti per il balzo alla secondaria. I motivi potrebbero essere tanti, tra cui la condizione economica e sociale, anch'essa più bassa, ma nessuno se ne scandalizza, al sud.