Caccia al tesoro: trova il tuo precario

Angela Minella, da ScuolaOggi 20.11.2009

La Regione Lombardia e il MIUR si sono accordati dal 7 settembre per un patto firmato il 13 ottobre inteso a tutelare i precari espulsi dalla scuola dai tagli firmati Gelmini. Il patto dichiara di voler utilizzare i precari per il miglioramento dell’offerta formativa e si autodefinisce “esempio virtuoso di nuovo welfare basato sulla valorizzazione del personale precario della scuola“. Ma per valorizzarli non era meglio allargare le nomine e lasciare alle scuole un numero più adeguato di docenti di sostegno, di docenti per l’alfabetizzazione, per il recupero e forse anche per le supplenze giornaliere?

Entriamo nella trappola di questo meccanismo virtuoso: i docenti che hanno presentato istanza per essere utilizzati nelle attività progettuali previste dal patto (orientamento, accompagnamento, recupero e reinserimento alunni a rischio dispersione, inserimento studenti con disabilità, integrazione alunni stranieri, ecc.) vengono inseriti in un unico grande calderone pubblicato dalla Regione Lombardia, senza alcuna distinzione di ordine di scuola, area disciplinare, presenza o meno dei requisiti richiesti dal patto stesso.

Molte scuole dopo aver intuito la laboriosità del percorso di ricerca del precario hanno rinunciato. Poche hanno continuato la caccia al tesoro accedendo centinaia di volte a questo meccanismo infernale; si trattava,quando pur era possibile, di scegliere un nome a caso, verificare l’ordine di scuola, la classe di concorso, la presenza dei requisiti richiesti, primo tra tutti il fatto che il precario percepisse l’indennità di disoccupazione, ma anche su questo le informazioni erano spesso precarie. La maggior parte dei docenti inseriti nella lista per motivi vari non sta percependo alcuna indennità e quindi non può essere chiamata. Ma anche quando si trova un nome con tutti i requisiti poi si deve contattare per verificare se i precari in questione sono assolutamente liberi da impegni perché se nella smania di lavorare hanno accettato una breve supplenza o uno spezzonino di quattro ore devono essere radiati dal patto.

Ma chi avesse avuto la testardaggine e la costanza di arrivare alla fine della ricerca e avesse potuto trovare un precario disponibile (e non è stato per nulla semplice) deve anche trovare il coraggio di comunicargli che quell’attività progettuale la dovrà svolgere per 36 ore settimanali, percependo solo la differenza tra indennità di disoccupazione e stipendio base e lavorando quindi per pochissimi euro all’ora. Ma inoltre dovrà chiarirgli che svolgendo questa attività di docenza (sia sostegno o recupero o alfabetizzazione o altro) anche fino al termine delle lezioni non gli sarà riconosciuto alcun punteggio; il punteggio sarà solo per chi è inserito nella graduatoria permanente, ma nessuno di questi precari lombardi lo è, altrimenti già avrebbe una supplenza. Se alla fine della caccia trovate il vostro precario siete davvero fortunati!