In verità vi dico

Renato Lo Schiavo, DocentINclasse 29.3.2009

“Abbiamo messo mano alla scuola partendo da un assunto: la scuola non appartiene alla sinistra o al sindacato, la scuola appartiene al paese e agli italiani. Qualcuno ha sempre considerato la scuola come un luogo dove alimentare ideologie vecchie e bocciate dalla storia, un luogo separato dalla realtà. Ebbene io vi dico: è finita un'epoca, è finita l'epoca dell'indottrinamento ideologico. Nella scuola è cominciata al rivoluzione della responsabilità e del merito, unica vera leva di mobilità e progresso sociale. Io dico ai tanti insegnanti e ai tanti ragazzi che non si riconosco nelle idee e nei valori della sinistra: l'oppressione culturale è terminata”.

Queste parole dell’esponente politico al congresso formativo del suo nuovo partito meritano attenta analisi, che non può non essere innanzitutto logica.
La (analisi) logica ci dice appunto, per prima cosa, che “Alla scuola” è indubbiamente un dativo di Svantaggio, come confermato in via empirica dai Tagli immediatamente concomitanti alla presa di possesso della Poltrona Ministeriale. Tagli equamente inferti al Bilancio ed al Personale (non era infatti questo l’Assunto di cui parlava l’inquilina della Minerva).

“Mettere mano” è la locuzione con la quale, nell’antica Roma, si indicava la presa di possesso di qualcuno (generalmente una moglie): ottimo segno di coerenza con l’assunto che la scuola non appartiene alla sinistra o al sindacato, bensì al paese ed agli italiani. Il (non più) sottinteso (perché sbandierato a ripetizione in sede congressuale) è che i possessori legittimati sono i partiti (ed i loro esponenti)con cui il paese e gli Italiani si identificano (non c’è bisogno di provare ad indovinare quali siano). Loro possono ‘mettere mano’.
Dato peraltro che “Mettere mano” è locuzione che comprende anche il significato ‘empiristico’ di “lavorare su qualcosa”, abbiamo avuto empiricamente ed abbondantemente modo di comprendere che l’accezione impiegata è quella demolitiva. Prima di arrivare al grande traguardo (la demolizione della Scuola Pubblica, che dovrà esistere soltanto come dequalificatissimo luogo per il parcheggio dei figli dei poveri in età scolare), si perseguono dei traguardi parziali. Il primo, francamente parlando, mi sembra però in contrasto con quanto deciso dall’attuale maggioranza in tema di testamento biologico, visto che il titolare del dicastero afferma la volontà di sospendere l’alimentazione di ideologie terminali. Noterei poi un’altra incongruenza: se talune ideologie sono state bocciate, perché non sono stati attivati i corsi di recupero? Effetto dei Tagli?

Vediamo di quale indottrinamento ideologico si annuncia oggi la fine. Quello dell’imminente Rivoluzione Proletaria? Ma se non ci crede neppure il Presidente Multiplo nei momenti di training autogeno! No, non può essere questa l’ideologia terminatura, tanto più che di Rivoluzione parla anche il ministro; anzi ne annunzia l’inizio di una nuova.

L’unica ideologia veramente pericolosa che la scuola ha cercato non dico di insegnare, ma quantomeno di perseguire (lacunosamente, certo, imperfettamente, sicuro, contraddittoriamente, non di rado, ma cerca ancora di farlo, davvero) è quella dell’uguaglianza tra gli uomini. Che i docenti, nella loro concreta individualità, non sempre ne siano convinti ed agiscano di conseguenza, è cosa che pertiene all’umana diversità (quella naturale, che fa di ognuno una persona diversa dagli altri), ma che non tocca il principio di fondo: quando una persona entra in Aula, come al Pronto Soccorso, è uguale agli altri. Non per niente c’è chi vorrebbe che medici ed Insegnanti, in quanto pubblici funzionari, denuncino i Clandestini.

Che responsabilità e merito siano leva di mobilità e progresso sociale è affermazione condivisibile nella teoria (un po’ meno nella pratica, dato il forte peso delle ‘circostanze ambientali’) e credo che faccia parte del lessico di ogni docente: credo infatti che tutti invitino i loro alunni ad impegnarsi nello studio e a fare il meglio che possano.
Il fatto è che l’ideologia del merito è invece un veleno che mina lo spirito di collaborazione (come ben sanno tutti quei docenti che rivendicano per sé un merit pay e per ottenerlo sarebbero disposti a sterminare la concorrenza dei colleghi) e l’idea di equità sociale (chiedere ai manager di certe banche…) come valori fondanti della convivenza civile. Che la responsabilità valga solo per i ladri di galline, finora ce lo ha dimostrato ad iosa la storia italiana (e non solo quella).

Il Kerygma della Nuova Rivoluzione, collegato all’agitar di spauracchi antifannulloni dal nome ammiccante, ha quindi un valore eminentemente embaterico (nell’antica Grecia, gli ‘embateria’ erano i canti che incitavano ad andare incontro alla battaglia): “sessantottini avvizziti, tremate! Mo’ ce pensiamo noi pe’ voi!”
Permettetemi allora di terminare questa pagina mezzosconclusionata con l’ennesima ripetizione di quel che dico da sempre (e che a molti frequentatori di questo sito non piace): la rivendicazione del merit pay è la classica zappa sui piedi.

Nella logica di chi ha annunziato la Rivoluzione, il merit pay non può essere un provvedimento isolato, ma va collegato all’assunzione (e licenziabilità) diretta degli insegnanti, nonché alla riduzione del loro ruolo a quello di Operatore Specializzato. Che insegni, tu, greco? Bene. Solo di Greco devi parlare. Enclitiche, proclitiche e digamma. Ne sutor ultra crepidam! Compila il tuo mare di cartacce, ricordati che posso licenziarti come e quando voglio, non mi far spendere soldi per un supplente e fila in classe. Mi raccomando, una bella lezione sulla psilosi e ricordati che un professore non è mica pagato per fare dello psicologismo d’accatto con gli alunni fannulloni. A che punto è la redazione della griglia per l’attribuzione del voto di condotta? Severità, mi raccomando, severità. Non dico che le scuole debbano tornare ad essere come caserme, ma non tollererò che questo istituto diventi lo zimbelli degli utenti di Youtube. I bulli sono irrecuperabili, mio caro, non è il caso di perder tempo appresso a loro. Ed anche gli alunni emotivamente più fragili, che palla! Dobbiamo coltivare le eccellenze, mio caro!

Rivendicare il merit pay, nell’attuale condizione politica e culturale dell’Italia berlusconianleghista.