Scuola

Tagli confermati:
a settembre saltano 42.000 prof

Il decreto alla firma dei ministri: perderà più posti il Sud

 ApCOM 25.3.209

Roma, 25 mar. (Apcom) - Niente sconti per la scuola: dal 1° settembre saranno 36.854 i posti di docente in meno. Il dato è contenuto nelle tabelle allegate alla bozza di decreto interministeriale sugli organici, in questi giorni alla firma del ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, e confermati durante l'incontro che si è svolto a viale Trastevere con i sindacati di categoria.

Quest l'iter che attende il decreto: dopo la firma del documento da parte del responsabile del Miur, e la successiva del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, i tagli verranno comunicati alle direzioni regionali che assieme a regioni ed enti locali dovranno predisporre la loro applicazione.

La riduzione corrisponde, rispetto agli organici attuali, ad una perdita netta del 6,2% medio nazionale ed è destinato a raggiungere il 7% poiché in estate il Miur provvederà ad attuare un'altra 'sforbiciata' di 5mila cattedre sul cosiddetto organico di fatto (le effettive iscrizioni degli studenti).

Percentualmente però non tutte le regioni subiranno lo stesso trattamento: in linea generale sarà il Sud a perdere maggiori posti d'insegnante. Si va dal 3,7% dell'Emilia-Romagna al 7,3% dell'Abruzzo, all'8,2% della Sicilia, all' 8,9% della Basilicata fino al 9,2% della Calabria.

Una tendenza confermata anche a livello numerico: la regione che perderà più docenti, complessivi di tutti i gradi scolastici, dall'infanzia alle superiori, sarà la Campania (5.645 posti tagliati), seguita dalla Sicilia (5.020), dalla Puglia (3.600), dalla Calabria (2.500) e dalla Sardegna (1.670). Un numero cospicuo lo perderanno comunque anche la Lombardia (circa 4.000 posti), il Lazio (2.800) e il Piemonte con 2.175 tagli.

Fin qui i numeri complessivi. Va detto però che se si vanno a guardare le zone e i diversi gradi scolatici esistono sensibili differenze. A livello regionale siva dal decremento dell'1,6% nelle primarie (le ex elementari) dell'Emilia Romagna a quello decisamente più alto del 15% nelle secondarie di primo grado della Calabria.

Per quanto riguarda i tipi di corsi, le riduzioni maggiori riguarderanno la secondaria di primo grado (la ex scuola media) che perderà l'11% dell'attuale organico di docenti. Si tratta di un taglio complessivo di 15.500 posti, pari al 10,6% dei posti attuali; con punte di oltre il 14% in Basilicata, Calabria e Sardegna.

Meno sentito il taglio alla primaria, dove se ci saranno circa 10.000 maestri in meno, pari ad un - 4,4%. Anche in questo ordine scolastico a pagare maggiormante sarà il Sud: l'8% in Molise ed oltre il 7% in Campania, Puglia e Sicilia.

Più uniforme il decremento di posti nella secondaria superiore, che comunque si vedrà ridurre l'organico dei prof del 5% (11.346 posti in meno). Nessuna riduzione è prevista invece per i posti di sostegno che restano sempre 90.469 (58.463 assegnati in organico di diritto e 32.006 annuali).

 

Per sindacati situazione gravissima: il funzionamento a rischio

Roma, 25 mar. (Apcom) - Il Miur ha anche comunicato ai sindacati le stime delle iscrizioni suddivise per livelli scolastici: in linea con gli ultimi anni, mentre la scuola primaria e la secondaria di primo grado faranno riscontrare un aumento, rispettivamente di di circa 4.000 e 10.500 alunni, nella secondaria superiore ci saranno oltre 26.000 studenti in meno.

Ma secondo i sindacati la flessione di alcune migliaia di iscritti non giustifica la mano pesante sugli organici dei docenti (9.968 nella scuola primaria, 15.542 alla media e 11.347 nella scuola superiore, oltre 5.000 posti da aggiungere a fine giugno): il decreto interministeriale in via di approvazione confermerebbe, infatti, quasi in toto i tagli indicati nella Finanziaria di fine anno hanno. Vanificando gli scioperi, in particolare quello unitario del 30 ottobre che portò quasi un milione di lavoratori a Roma e quella organizzata la scorsa settimana dalla Flc-Cgil e dalla Gilda.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, parla di una "gravissima situazione che vede nei tagli al personale della scuola un attacco al diritto allo studio ed alla qualità dell'offerta formativa pubblica".

Per il sindacalista Cisl "gli effetti e le conseguenze di questa manovra incideranno sul funzionamento delle scuole che non saranno in grado di dare risposte alle richieste delle famiglie nelle singole realtà territoriali e investono nella loro responsabilità e nella loro azione, non solo i livelli periferici dell'amministrazione. Ma anche le regioni e le autonomie locali alle quali sempre più si chiede di assumere un ruolo attivo e partecipe nei processi che determinano - conclude Scrima - le condizioni di governo del sistema scolastico".

La Flc-Cgil fa rilevare che l'abbattimento dei posti avviene "nonostante una sostanziale stabilità nel numero degli alunni da un lato, un aumento della richiesta del tempo scuola da parte delle famiglie, in particolare per il tempo pieno e per il modello orario a 30 ore nel tempo normale nella scuola primaria". Il sindacato guidato da Domenico Pantaleo fa rilevare che ad "le regioni del Sud sono drammaticamente colpite: il 40% dei tagli si realizzerà in quattro regioni, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria".

Dello stesso avviso è la Uil Scuola, che domani invierà i suoi rappresentanti a presidenti di regione, assessori, direttori scolastici e prefetti: alle istituzioni locali verranno fatti visionare, nero su bianco i prospetti locali che in alcune regioni, soprattutto del Sud, porteranno all'abbattimento di migliaia di posti.

"Non bastano i dati macro-numerici - ha detto il segretario Massimo Di Menna - occorre passare dai numeri alle persone, serve un monitoraggio provincia per provincia, di quanti rischiano il posto di lavoro. Soltanto un quadro certo può consentire di risolvere la questione del personale precario attraverso interventi mirati e concreti".

L'obiettivo del sindacato è trovare assieme ai prefetti e governatori, che nelle prossime settimane dovranno applicare i tagli assieme agli uffici scolastici regionali, le modalità per evitare la perdita del lavoro a migliaia di persone: per il sindacato la priorità è confermare in blocco gli attuali 130.000 docenti supplenti annuali in servizio. "Tutte le energie e le risorse devono avere questa finalità", ha concluso Di Menna.

Ma il tempo stringe e le regioni non potranno certo fare miracoli di fronte ai numeri perentori decretati dal Miur e da via XX settembre. Al momento l'unica ancora di salvataggio dei 42.000 docenti, ma ci sono anche 15.000 Ata, è che il numero di pensionamenti lieviti sino ai livelli del 2007, quando lasciarono la scuola oltre 54.000 lavoratori. Ad oggi però sembrano essere solo 34.000.