Reperibilità malattia per 11 ore al giorno: di A.G. La Tecnica della Scuola 13.3.2009 Per il coordinatore Di Meglio il decreto Brunetta è discriminatorio nei confronti dei dipendenti pubblici: i controlli vengano fatti in fasce orarie accettabili, esattamente come avviene per i dipendenti privati, oppure andrebbero pagate tutte le ore in più di lavoro passivo imposte con l'obbligo a casa. Ma il Ministro pensa ad uniformare i comparti. Ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche quella norma introdotta la scorso estate dal Ministro della funzione pubblica non è mai andata giù. E ora la Gilda chiede agli insegnanti, ma potrebbero farlo anche gli altri due milione e mezzo abbondanti di dipendenti pubblici, di appellarsi al giudice e rigettarla. Al centro dei ricorsi c’è la legittimità delle norma che ha introdotto la reperibilità obbligatoria per 11 ore al giorno al proprio domicilio (dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20) ai dipendenti pubblici assenti dal luogo di lavoro per motivi di malattia e sottoposti alla visita fiscale. La decisione presa il 13 marzo dalla Gilda di invitare gli insegnanti italiani a fare ricorso è conseguenza di un “qualificato parere legale” e dei “recenti orientamenti della giurisprudenza comunitaria” che considerano “tempo di lavoro tutto quello che il dipendente mette a disposizione del datore di lavoro”. In caso contrario il lavoratore ammalato costretto a stare a casa per 11 ore al giorno potrebbe essere autorizzato, sostiene sempre il sindacato, a chiedere che gli vengano “pagate tutte le ore in più di lavoro passivo imposte con l'obbligo di reperibilità a casa”. Per assimilazione, la professione del docente meriterebbe quindi lo stesso rispetto di altre categorie di lavoratori. “Praticamente - spiega il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio – chiediamo che la libertà di cui vengono privati i docenti venga retribuita, così come già avviene per altre categorie di lavoratori, ad esempio i medici e gli infermieri che sono disponibili anche fuori dall'orario di servizio in ospedale e per questo vengono remunerati”. Quando fu emanata la normativa il sindacato autonomo si dichiarò subito contrario, giudicandola una misura liberticida che pone i docenti agli “arresti domiciliari”. Se ora riuscisse nell’impresa di vincere i ricorsi, con la reperibilità dovuta a malattia di nuovo portata a sole 4 ore al giorno, si potrebbe tornare alla “libertà vigilata” di sempre. L’obiettivo del sindacato è infatti chiaramente quello di far tornare il Ministro sui suoi passi: decretando di nuovo per i lavoratori della scuola le tradizionali fasce di reperibilità dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Le fasce che, tra l’altro, sono rimaste immutate per tutti i comparti privati. “Il decreto Brunetta è fortemente discriminatorio nei confronti dei dipendenti pubblici e il nostro obiettivo è che i controlli sugli ammalati - conclude Di Meglio - vengano fatti in fasce orarie accettabili, esattamente come avviene per i dipendenti privati”. E in effetti non più di qualche settimana fa lo stesso Ministro Brunetta ha ammesso di aver incaricato un’apposita Commissione parlamentare per uniformare la normativa sulle assenze per malattia, quindi anche sulle visite fiscali, dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati. E visti i presupposti e le vicende normative degli ultimi mesi è probaile che sia il privato a doversi "piegare" alle attuali regole, o giù di lì, del pubblico. Se riuscisse a introdurre anche questo nuovo regolamento, per Brunetta si tratterebbe indubbiamente di un altro importante punto a suo favore. |