Non toccate quelle ore: di A.G. La Tecnica della Scuola 17.3.2009 Si accavallano le proteste dei titolari della seconda lingua comunitarie, delle discipline artistiche e chimiche, dei docenti di diritto e degli insegnanti tecnico-pratici. Ognuno a difendere le ragioni di sopravvivenza della propria materia. Che dopo essere scampata alla Legge 53/2003 stavolta pagherà pegno con la riforma Gelmini. La riduzione del quadro orario settimanale nelle scuole medie e superiori sta provocando malumori a catena tra i diversi docenti interessati: la decisione del Miur di adeguare il monte ore a quello adottato dalla maggior parte dei paesi europei, ha infatti scatenato negli ultimi giorni l’ira dei titolari delle materie che verranno maggiormente penalizzate. Lamentele e proteste sono giunte, in successione, dei titolari della seconda lingua comunitarie, delle discipline artistiche, di quelle chimiche, dei docenti di diritto e degli insegnanti tecnico-pratici. Ognuno, ovviamente, ha espresso i suoi motivi in difesa e per la sopravvivenza della propria materia. Che invece la riforma va ad intaccare. E a ben vedere non è la prima volta che il Ministero propone questo tipo di tagli: il progetto, oggi introdotto attraverso i tagli predisposti dalla Legge 133 e con i piani programmatici successivi, rappresenta un’attuazione abbastanza fedele del Decreto legislativo 226/2005, attuativo della Legge 53/2003: una riforma mai andata in porto nella scuola secondaria. E che invece stavolta troverà attuazione. Alle medie già dal prossimo anno, mentre alle superiori a partire dal 2010-11. Iniziamo dalla nuova secondaria inferiore, dove i genitori che hanno optato per il potenziamento dell’inglese (fino a cinque ore complessive a settimana) rischiano di cacciare dalla scuola (se non è di ruolo e titolare del posto) il docente della seconda lingua comunitaria. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, il 22 febbraio scorso gli insegnanti del comitato nazionale “Salviamo la seconda lingua comunitaria” e dall’“Associazione per la democrazia linguistica” hanno prima svolto un’assemblea nazionale e poi si sono recati da largo Argentina al Ministero dell’istruzione. La riduzione delle ore di seconda lingua comunitaria è stata presa particolarmente a cuore anche dalla Flc-Cgil, che sul tema il 16 marzo ha organizzato un’assemblea a Roma durante la quale è stato inviato un appello al Ministro, alle forze politiche e ai gruppi parlamentari. Secondo il sindacato di via Leopoldo Serra “uno degli aspetti di questo attacco alla qualità della scuola pubblica è la messa in liquidazione della seconda lingua comunitaria”. Tra i relatori anche Alain Mouchoux, presidente della Commissione Educazione e cultura del Comitato sindacale europeo per l’educazione,secondo cui quella del governo è "una politica miope e retrograda che penalizza i nostri giovani indotti a far a meno della seconda lingua comunitaria, creando un evidente svantaggio nei confronti dei loro coetanei europei". Il malumore tra i docenti sta serpeggiando anche alle superiori. Ad iniziare dai docenti delle discipline artistiche che si ribellano contro la prevista riduzione di ore nei licei artistici da 38 a 32 ore nel terzo, quarto e quinto anno, con l’azzeramento delle tre ore facoltative (cinque nel quinto anno) e la riduzione dell’orario opzionale obbligatorio. Ed anche sugli istituti d'arte si prevedono ridimensionamenti. Nelle scorse settimane la Flc-Cgil e i Cobas hanno già espresso il loro dissenso per questo progetto di riforma in diversi incontri e dibattiti. Ora è la volta dell’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione: secondo Marcella La Monica, presidente Anief e ricercatrice universitaria di storia dell’arte moderna e contemporanea dell’università di Palermo, "quest’ennesimo taglio dimostra come la cultura non sia più oggetto d’attenzione del Miur sebbene il nostro patrimonio artistico sia considerato il primo nel mondo. Il Parlamento deve chiedere al ministro Gelmini se si può vivere senza storia dell’arte”. Sul piede di guerra ci sono poi i chimici: “non si capisce perchè – sostiene Michele Borrielli - non si voglia prendere atto del fatto che la chimica, oltre ad essere disciplina a sé stante, è propedeutica alla biologia ed alle scienze della terra e che deve essere insegnata dai laureati in chimica e non dai laureati in scienze, come attualmente nei sicei avviene, con disastrosi risultati. E non lo dico io, ma i dati Ocse-Pisa”. Lamentale giungono anche da parte dei prof di diritto, alle superiori iscritti tra l'altro in una delle classi di concorso più affollate, ai quali non è proprio andata giù ai la decisione di viale Trastevere di affidare ai colleghi di geografia l’insegnamento della neonata materia ‘Cittadinanza e Costituzione’.
Per non parlare dei
docenti di laboratorio: in base a quanto detto dai tecnici del Miur
ai sindacati sono quelli che maggiormente pagheranno il piano di
riduzione del 20% del piano orario settimanale dei professionali
(che così nel volgere di pochi si ritroveranno da 40 ore settimanali
nel triennio ad appena 32): per loro è previsto un abbatimento del
monte orario compelssivo di circa il 30% rispetto a quello attuale.
“Appare particolarmente grave – dicono dal Coordinamento Itp Biella
- la penalizzazione di una materia che fin dal biennio consentiva
allo studente di acquisire competenze e conoscenze fin da subito
spendibili nel mondo del lavoro. Scelte come questa sembrano essere
in netta contraddizione rispetto allo spirito della riforma nel
senso di avvicinare il più possibile l’istituzione scolastica alle
necessità del mondo del lavoro”. |