LO SCONTRO SUI TAGLI
"Ho finito i soldi" Commissariato un liceo a Pordenone Valentina Avon, La Stampa 16.3.2009
PORDENONE Ma il professor Francesco Andreoli per la sua scuola ha deciso un gesto in più. Dopo incontri con politici e amministratori locali e parlamentari di ogni schieramento politico, dopo aver inviato missive e dati al ministero e agli Uffici scolastici provinciali e regionali (rimaste senza risposta), dopo aver consultato le altre scuole della provincia e il Consiglio di istituto, il professor Andreoli ha praticamente piantato sul tetto della sua scuola una grossa bandiera bianca. Redatto il bilancio della scuola, accompagnato da una dura relazione ma anche dal parere positivo dei revisori dei conti, ha deciso di non approvarlo, con tutto il Consiglio. Un atto politico, che porterà al commissariamento della scuola. Un atto inevitabile, per Andreoli, condiviso da docenti, genitori e studenti: «La crisi economica c'è anche per Obama, ma negli Usa hanno deciso di affrontarla anche con investimenti per formazione e ricerca. Noi, invece, non paghiamo il dovuto e tagliamo. Senza neppure sapere che scuola vogliamo». Forse una scuola che spende meno, e meglio? «Parliamo di spese obbligatorie. E se vogliamo rispondere al ministro Brunetta, qui al Grigoletti c'è un tasso di assenteismo molto basso, e non si nomina un supplente per assenze inferiori a 15 giorni. La verità è che per far fronte a spese, ripeto obbligatorie, ormai siamo costretti a usare il fondo di Istituto, i contributi degli alunni. È un uso improprio e sbagliato di quei soldi, che ha portato al blocco negli ultimi due anni di qualsiasi progetto didattico. Da quando in qua si paga per avere riconosciuto un diritto costituzionale?». Il liceo di Pordenone ha 59 classi e costa ogni anno un milione di euro, meno di 800 per ognuno dei suoi 1.300 studenti. Un quarto del suo bilancio è ora bloccato. «I dipendenti devo pagarli, che siano supplenze o esami, per non trovarmi pure delle cause di lavoro. Col risultato, assurdo, che verso subito gli oneri riflessi, a uno Stato inadempiente». Non è un caso isolato. La cinquantina di scuole della provincia di Pordenone aspettano oltre 6 milioni di euro. Per l'intero Friuli sarebbero 23 milioni. Ma c'è anche chi sta peggio. In Lombardia ci sono scuole che avanzano mezzo milione, nella provincia di Lecco mancano oltre 3 milioni, in quella di Bergamo la media per istituto è di 180 mila euro, denuncia la Cisl scuola. E l'Ufficio scolastico regionale lombardo ha mandato un questionario a tutti per verificare l'ammontare complessivo dei residui attivi: mancano ancora i dati di Milano, più o meno il 40 per cento delle 1.300 scuole della regione, ma la cifra complessiva è già di 100 milioni di euro. I milioni che mancano alla provincia di Torino sono 5, calcola la Flc Cgil, per le scuole dell'Emilia Romagna sarebbero 44. A Sassari come in Puglia i dirigenti scolastici scrivono agli Uffici regionali, che scrivono al ministero dell'Istruzione. Tutti stanno mettendo mano al fondo d'istituto, e c'è chi chiede ai genitori degli alunni un aiuto per comprare carta igienica e saponette, a qualcuno hanno tagliato la luce, altri non pagano la mensa per i docenti e accumulano debiti col Comune di riferimento. «Stanno addirittura arrivando dei pignoramenti - avverte Domenico Pantaleo, segretario nazionale Flc Cgil - siamo all'ingovernabilità. Dal ministero dovrebbero finalmente arrivare 170 milioni di euro, a parziale saldo, ma non basta, in una situazione che si sta facendo esplosiva, e particolarmente drammatica al Sud». Una toppa che, avverte Pantaleo, potrebbe essere «vanificata dal blocco delle supplenze annuali, che porterebbe a un aumento di quelle brevi, proprio quelle che hanno determinato i residui attivi». Che hanno una storia annosa, ma se alla fine del 2007 il ministero dell'Istruzione aveva proceduto verso l'appianamento e aveva fatto promesse che erano musica per i dirigenti scolastici, tutto si è fermato con la caduta del governo Prodi. E le cifre hanno ricominciato ad aumentare, mentre lo stanziamento per le supplenze brevi passava dai 900 milioni di euro del 2004 ai 323 del 2008. Il ministro Gelmini, interpellata a Montecitorio, ha risposto all'aula che il danno è da imputare al governo precedente, che avrebbe ridotto la spesa per l'istruzione senza razionalizzare il personale: «Oggi non si può affermare che vi sia stata una diminuzione delle risorse sul funzionamento e sui servizi, al contrario queste sono state accresciute». |