Dieci in matematica e cinque in condotta

 Serafina Gnech, Professione Insegnante 3.3.2009

Sono 34.311 gli studenti che hanno avuto 5 in condotta nella pagella del primo quadrimestre. Di questi 8.151 sono insufficienti solo nel comportamento.

Dai dati diffusi dal Ministero della Pubblica Istruzione emerge una scuola di ‘bulli’, dunque, oltre che di lavativi, poiché – se è elevato il numero delle insufficienze in condotta – è altrettanto elevato il numero delle insufficienze nelle discipline.

Questi dati non ci dicono nulla di nuovo, ma un fatto colpisce: molti allievi con un buon profitto hanno un cattivo comportamento.

Com’è possibile tutto questo? Come si verifica che un ragazzo, peraltro interessato, impegnato, normalmente intelligente sia al contempo un ‘bullo’?

Si può dare una risposta a questa domanda solo pensando ad una ricezione distorta dei valori. Le passate generazioni hanno costruito un mondo per l’infanzia e l’adolescenza. Era un mondo fittizio con valori veri. Esso era popolato sia di ‘buoni’ che di ‘cattivi’, ma lo schema era fisso e prevedeva la vittoria del buono. Il buono diventava così idolo, non in quanto buono ma in quanto vincente. E con il vincente avveniva quell’identificazione che faceva passare valori positivi.

Ora abbiamo un mondo vero con valori fittizi, con cattivi che vincono e, in quanto vincitori, divengono idoli. Ciò è stato reso possibile da una società che ha abbandonato la cultura dell’infanzia con i suoi ideali pedagogici e che accetta di essere illuminata solo dalle luci crude del grande palcoscenico televisivo. Palcoscenico in cui tutti gli attori passano, tutti i fatti si verificano, nulla mai viene celato....

Ed è questo il mondo che si esibisce e si impone ogni giorno senza alcun filtro ai nostri adolescenti.

Come meravigliarsi che sbaglino?

E questo a maggior ragione se anche la scuola nega la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza; se anch’essa, invece di cercare una propria identità come scuola, si costruisce e si regola come fetta della società adulta.

La cosiddetta “comunità educante” chiama gli allievi a prendere posizione e a votare nei confronti di un compagno di classe che sia stato identificato come “bullo” e che sia quindi candidato al 5 in condotta e alla perdita dell’anno scolastico. Democratico o mostruoso?

A molti di noi sembra mostruoso, non solo perché non esclude possibili ritorsioni o vendette, non solo perché dà a un non-adulto un carico di responsabilità inadeguato, ma anche e soprattutto perché fa cadere i confini fra il mondo adulto e il mondo infantile, mischia giudici e giudicati. Nella più totale confusione di ruoli e di valori.