DDL SICUREZZA- IL VERTICE DELLA MAGGIORANZA Salta la norma sui presidi spia
Passo indietro dopo l'altolà di Fini La Stampa 5.5.2009 Maggioranza a consulto per risolvere il caso ddl sicurezza e il nodo si risolve. Poco dopo le 12,30 è iniziato a Montecitorio un vertice a cui hanno preso parte i ministri della Giustizia Angelino Alfano, dell’Interno Roberto Maroni, della Semplificazione Roberto Calderoli, dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito, della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, Nicolò Ghedini, il capogruppo Pdl del Senato Maurizio Gasparri e il vicecapogruppo Gaetano Quagliariello, il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e il vicecapogruppo Italo Bocchino e il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota. Al centro del dibattito soprattutto le norme sugli appalti e le norme sui presidi-spia. «Per iscriversi alla scuola dell’obbligo non sarà necessario presentare il permesso di soggiorno. Pertanto i presidi non potranno sapere se la famiglia dello studente è clandestina e non potranno fare la spia...» annuncia La Russa, che conferma che l'auspicio del presidente Fini è stato accolto. Resta aperta, ancora, la possibilità che sul testo venga posta la fiducia. Fin'ora non se n'è discusso, dice Maroni, perchè «sono stato rassicurato dai colleghi della maggioranza e sono pienamente soddisfatto del chiarimento che c’è stato: c’è una piena condivisione del testo e nella maggioranza c’è unità totale». Alla domanda dei giornalisti che chiedevano se la Lega non temesse i voti segreti sul testo, Maroni ha sottolineato che «il mio unico timore è che il testo sia approvato rapidamente». Il titolare del Viminale, poi, conferma che la norma «anti-racket che tornerà come era stata approvata dal Senato». L'opposizione plaude alla retromarcia. «Abbiamo vinto una battaglia di civiltà contro chi voleva introdurre norme disumane e crudeli, inutili per garantire la sicurezza dei cittadini» dice il vicepresidente del gruppo Idv alla Camera Antonio Borghesi. «Abbiamo impedito che a fare le spese di questa battaglia ideologica fossero bambini innocenti, cui la parte xenofoba e intollerante del centrodestra voleva persino togliere il diritto di esistere e di apprendere la nostra lingua». |