INCHIESTA

Atenei, oro nelle casse della città

Università e Politecnico rappresentano il quarto motore industriale piemontese

Raphaël Zanotti, La Stampa 1.5.2009

TORINO
Se i soldi pubblici si potessero giocare alle corse, questo sarebbe il cavallo su cui puntare: sicuro, pagato bene e sempre vincente. Per ogni euro scommesso, ne ritornano tre e mezzo. Una resa che pochi altri investimenti hanno. Il «cavallo buono» è l’università italiana, la «soffiata» che lo dà vincente è invece di un gruppo di esperti accademici che ha calcolato qual è il suo impatto economico su un territorio. Con risultati che, in alcuni casi, stupiscono.

Un esempio: in Piemonte Università e Politecnico di Torino hanno un impatto economico totale di 1,67 miliardi di euro nel breve periodo e 1,92 nel lungo. Gli atenei torinesi, in pratica, sono il quarto motore industriale della regione. Davanti hanno solo settori come costruzioni, trasporti e alimentazione. Come dire: tolti i bisogni primari dell’uomo (avere un tetto sulla testa, spostarsi e nutrirsi), arriva lo studio. Il quale restituisce al territorio ben più di quanto fanno settori come la produzione di materie plastiche o la meccanica, industrie da sempre considerate di punta in una regione come il Piemonte. Lo studio, commissionato da Camera di Commercio di Torino e banca Unicredit alla Fondazione Rosselli, è stato di recente inviato al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Vuole essere un primo strumento per valutare quanta ricchezza producono gli atenei oltre a formare la futura classe dirigente.

E dunque ecco la novità: trattare gli atenei alla stregua di un’industria. Studenti, docenti e addetti delle università abitano, mangiano, si muovono, consumano. Insomma, oltre a nutrire le menti, fanno girare soldi. Calcolare questa ricaduta economica è complesso. Innanzitutto ci sono i consumi diretti. Per esistere gli atenei acquistano beni e servizi. Università e Politecnico di Torino spendono sul territorio 137,2 milioni di euro, che equivale a 9.605 impiegati a tempo pieno. Poi bisogna calcolare gli stipendi del personale. Secondo lo studio producono un impatto economico aggregato di 191,3 milioni di euro a cui può essere sommato il prelievo fiscale sulle buste paga (altri 36,9 milioni).

Ovviamente la voce di consumo più importante è quella degli studenti. Un ragazzo che si iscrive spende in vitto, alloggio, trasporti, shopping, intrattenimento, sport, corsi di formazione. In media uno studente del Politecnico produce annualmente ricchezza per 20.935 euro, uno dell’Università 20.694 euro. Complessivamente la massa degli iscritti spende nell’area metropolitana 1,25 miliardi di euro pari a 509 impiegati a tempo pieno. La miniera d’oro sono i fuori sede. Negli ultimi 4 anni sono passati dal 2 al 15% ma con i loro 634,5 milioni rappresentano il 51% della spesa degli studenti.

Ma non ci sono solo loro. Uno studente, un docente, un addetto o anche semplicemente un convegno o un seminario attirano visitatori che altrimenti non saprebbero nemmeno che faccia ha la Mole. Gli studiosi calcolano un numero medio di 21 ospiti all’anno per ogni studente o addetto. Visitatori che spendono altri 116,6 milioni di euro (99,2 se si calcolano solo quelli legati agli studenti). Infine ci sono le imprese. Il mondo accademico è una calamita che attira aziende in cerca di ricercatori e competenze. I due atenei torinesi richiamano imprese che impiegano nel complesso 686 addetti. Senza calcolare quello che spendono direttamente, queste aziende hanno un impatto sul territorio di 38,7 milioni, pari a 20 addetti a tempo pieno aggiuntivi rispetto a quelli direttamente impiegati dalle imprese.

Il nostro cavallo, arrivato al traguardo, ha così restituito quanto promesso. Ogni euro girato agli atenei dal ministero ritorna moltiplicato per 2,7 volte nel breve termine (3,3 nel lungo) sottoforma di impatto economico sul territorio. Se si calcolano altri fondi pubblici e tasse universitarie (tutto denaro dei cittadini) alla fine ogni euro speso dalle famiglie diventa 3,52 euro nel breve periodo e 4,06 euro nel lungo. Una scommessa che si dovrebbe cominciare a prendere in considerazione.