Università, Gelmini: «Meno corsi e sedi.
Aumentiamo le residenze per gli studenti»
«La valutazione è il cardine della riforma,
distinguere tra il reclutamento dei docenti e la carriera»
Il Gazzettino
5.5.2009
ROMA (5 maggio) - Meno corsi e sedi
distaccate, più residenze universitarie. È l'orientamento del
governo per la riforma dell'università, come ha spiegato oggi il
ministro dell' Istruzione Mariastella Gelmini.
Il testo in elaborazione, ha
evidenziato il ministro, prevede una distinzione tra il reclutamento
dei docenti e la carriera, e la valutazione è il cardine della
riforma. Quanto all'opportunità dell'offerta formativa, Gelmini ha
sottolineato la necessità di collegare università e mondo del
lavoro.
Meno corsi e sedi, più residenze per gli
studenti. «Spendiamo le stesse risorse degli altri paesi
- ha detto il ministro dell'Istruzione a Radio 24 - ma li investiamo
tutti nell'offerta formativa. Abbiamo invece poco residenze e poche
borse di studio. Il tentativo che stiamo facendo è quello di
invertire l'ottica di spesa: eliminare tanti corsi di laurea, sedi
distaccate molte volte inutili dando direttamente risorse alle
famiglie. E questo si può fare in accordo con sindaci, lavorando per
calmierare gli affitti e per creare nuova ospitalità».
Distinguere tra reclutamento e carriera.
«Vogliamo distingue - ha detto tra concorso e promozioni: il
concorso è fatto per reclutare nuovi docenti e non può essere un
escamotage per premiare persone che sono già all'interno
dell'università». Anche il reclutamento «va comunque legato alla
valutazione assicurando che nel portare aventi la riforma saprà
resistere alle pressioni corporative («non ho interessi da
difendere»)».
L'importanza della valutazione. Un
tema fondamentale «è quello della valutazione che viene ancora prima
della riforma del reclutamento e del riordino della gestione degli
atenei. Questo è un paese che non ha mai avuto fiducia nella
valutazione (Berlinguer ha fatto un tentativo ma è stato massacrato)
- ha aggiunto la Gelmini - ma dobbiamo ripartire da lì». Il ministro
ha quindi ricordato che nel decreto sull' università è già stato
previsto che il 7% del fondo di finanziamento ordinario verrà
distribuito su base meritocratica, con l'obbiettivo di portare
questa percentuale (circa 500 milioni) al 25-30% come avviene negli
altri paese europei.
Università e lavoro. «Un
elemento assente nel nostro paese è il collegamento tra mondo
dell'università e mondo del lavoro» ha detto il ministro
sottolineando l'opportunità di rivedere l'offerta formativa. Facendo
riferimento all'alto numero di iscritti alla Facoltà di scienza
della comunicazione, a fronte di un lieve calo degli iscritti in
generale e del numero dei laureati, il ministro ha osservato: «Siamo
sicuri che un laureato in scienza della comunicazione, anche a
prescindere dalla crisi economica in corso, possa trovare lavoro o
forse non è meglio cambiare l'impostazione generale?».
I dati Eurostat. Il ministro si
è quindi soffermato sui dati di una recente indagine internazionale
(Eurostat) dalla quale è emerso che in Italia ci sono 19 laureati su
100 a fronte di una media Ue del 30% e di picchi del 40% in paesi
come Francia o Gran Bretagna.