Il compleanno del governo/2.
Le riforme

da Tuttoscuola, 17 maggio 2009

La vera riforma di Mariastella Gelmini, enunciata e perseguita ancora prima di diventare ministro dell'istruzione, è senza dubbio quella della meritocrazia. Un principio quadro al quale l'attuale inquilino di viale Trastevere ha cercato di ispirare le sue iniziative in questo primo anno di attività del governo. Con quale bilancio? Vediamo.

Per quanto riguarda la valutazione (degli insegnanti, dei dirigenti scolastici, dell'apparato amministrativo, delle scuole, del sistema), conditio sine qua non di ogni politica fondata sul riconoscimento del merito, non si può dire che si sia andati oltre gli annunci. Se ci saranno passi avanti, verranno forse dalla legge di delega 4 marzo 2009, n. 15 e dai decreti attuativi in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ma bisognerà vedere se le vicende della politica favoriranno il successo delle colombe, disposte a convergenze sulla valorizzazione del merito, o quello dei falchi, fautori sull'uno e sull'altro fronte dello scontro duro. E resta sempre l'incognita dei sindacati.

Maggiore successo, anche se accompagnato da polemiche, ha avuto il ministro sul fronte della valutazione degli studenti, con la reintroduzione dei voti in decimi nella scuola primaria e secondaria di primo grado, il recupero dei debiti scolastici e l'utilizzazione del ripristinato voto di condotta per la valutazione complessiva dello studente. L'impressione è che l'opinione pubblica abbia apprezzato lo sforzo del ministro, che ha in parte ripreso analoghe iniziative del suo predecessore Fioroni, teso a restituire credibilità - non disgiunta da un certo grado di maggiore severità - alla scuola come istituzione e agli insegnanti come titolari di una più visibile e più facilmente riconoscibile funzione giudicante.