Permessi di soggiorno
chiesti in altri 2 istituti

SCUOLA. Il caso si sgonfia: c'era una consuetudine
«che non aveva alcun fine 'poliziesco'»
Venturella: «Do per scontato che la procedura
adesso sia annullata anche al "Montagna" e al "Lampertico"»

Anna Madron, Il Giornale di Vicenza 31.5.2009

A L'istituto MontagnaDopo il Boscardin anche il Montagna e il Lampertico. La lista delle scuole "abituate" a chiedere il permesso di soggiorno agli alunni stranieri che si iscrivono in prima si allunga e porta alla ribalta una prassi seguita evidentemente da più di un istituto in città.

Basta entrare nel sito internet dei professionali Montagna e Lampertico per visualizzare il modulo di iscrizione che riporta, tra i documenti da presentare in segreteria, anche il controverso permesso che al Boscardin ha innescato la protesta, oltre ad una raccolta firme da parte dei docenti contro un provvedimento ritenuto ai limiti dell'anticostituzionale. A parlare in questi termini è anche il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale, Franco Venturella, che ha chiesto al preside Mauro Perrot di revocare una richiesta definita inutile e soprattutto contraddittoria. «Perché le scuole hanno l'obbligo di accogliere tutti, regolari e clandestini.

A cosa serve, allora, allegare il permesso di soggiorno?», fa notare Venturella, al corrente del fatto che altri istituti in città oltre al Boscardin, hanno l'abitudine di chiedere agli studenti stranieri il foglio che ne attesta la presenza regolare e registrata in Italia.

«Do per scontato - riprende il dirigente dell'Usp - che anche Montagna e Lampertico provvedano ora a ritirare i moduli sostituendoli con altri». Il Boscardin (dove c'è stata anche una raccolta firme anti-modulo a cui tra il personale Ata ha aderito una sola persona su 39) lo ha già fatto. Ieri, fa sapere il vicepreside Mario Mariotto, sono state contattate le famiglie dei neoiscritti per informarle che tra i documenti richiesti uno, quello relativo al permesso, può considerarsi superfluo.

«Tra tante carte che la scuola è abituata a maneggiare - sottolinea Mariotto - è finito anche il permesso di soggiorno, probabilmente sulla scorta di qualche vecchia disposizione. Abbiamo comunque provveduto a far sapere che non è necessario e soprattutto che non è nostro intendimento sindacare su chi è regolare o meno, perché quello allo studio è un diritto per tutti».

Dunque marcia indietro da parte dell'istituto di via Baden Powell e colpo di spugna su una gaffe frutto certamente non di malafede, semmai di consuetudini "sedimentate" che qualcuno, però, difende. «I permessi di soggiorno - fa notare una dirigente amministrativa - rappresentano spesso l'unica fonte di informazione sugli alunni stranieri. Nessuno immagina le difficoltà e il caos che regnano nelle segreterie delle scuole quando abbiamo a che fare con famiglie che non riescono nemmeno a compilare un modulo di iscrizione o sbagliano e scrivono una cosa per un'altra. In questi casi i documenti rilasciati dalla questura ci aiutano, altrimenti riuscire a mettere insieme qualche dato sarebbe un'impresa».

Lo sanno bene anche al Da Schio, l'istituto che in assoluto conta la percentuale di immigrati più alta: 27,5% per un totale di oltre 20 nazionalità rappresentate sui banchi. Lì, però, la richiesta di permesso non compare nelle domande di iscrizione, «perché l'ammissione - dice il dirigente Enrico Delle Femmine - non è subordinata a questo tipo di documento. Al massimo chiediamo da quanto un ragazzo è in Italia e quanti anni di scuola ha frequentato. Ma solo per capire gli interventi da attuare».