Caos e riduzione orari

Pasquale Almirante, La Sicilia 24.5.2009

Il problema non riguarda più solo i precari, ma anche i docenti di ruolo che rischiano il posto dopo la riduzione da 36/40 ore settimanali di lezione a 32, relativamente agli istituti tecnici e professionali. Calcoli attendibili parlano di 14 mila posti in meno a cui bisogna aggiungerne altre 5 mila a causa dell'obbligo delle 18 ore effettive senza più disposizioni per tappare le assenze. Ma non finisce qui. Si fa sempre più strada la certezza che queste riduzioni di orario, con la conseguente revisione dei piani di studio, non investiranno solo le prime classi, a partire dal settembre 2010 e come si è sempre pensato, ma andranno subito a regime pure nelle seconde classi, toccando perfino le terze, nelle riduzioni di orario, in modo da recuperare il mancato avvio previsto già ai tempi della finanziaria trimontina a partire dall'anno scolastico 2009/10 e con un ulteriore taglio di altri 5 mila posti.

Il problema sarà, visto la modifica obbligata dei piani di studio, la continuità didattica per le seconde e terze classi, anche se questo principio non pare interessare troppo il Miur che però starebbe pensando di tamponare gli esodi ampliando le classi di concorso per salvare qualche docente in più. In altri termini una specifica abilitazione, con cui prima si insegnava una sola disciplina, consentirebbe altri insegnamenti, in modo da riciclare più facilmente i professori; e si starebbe anche pensando di consentire altre possibili abilitazioni a lauree prima incompatibili. Il fatto che più urta la sensibilità di chi opera nella scuola e nuota nel pelago dei proclami che pretendono una istruzione più seria e qualificata, mentre agli effetti pratici le competenze specifiche di ciascun docente vengono piegate all'esigenza di cassa che è diventata pure ascia per sfrondare le materie: ma quale logica didattica verrà seguita per questa operazione? Intanto i circa 570 mila studenti degli istituti professionali subiranno una riduzione del 20% di ore di lezioni e poco meno di tanto gli oltre 930 mila dei tecnici, mentre si è in attesa di vedere se, come recita la ministra Gelmini, studieranno con più efficacia e profitto benché le richieste verso questo scuole siano in crescita. Un altro aspetto da verificare è lo smontaggio, col cacciavite che fu di Fioroni, degli attuali circa 400 indirizzi complessivi dei tecnici e dei professionali per ridurli a soli una ventina circa. Porterà dei risultati?