La scuola cambia nome

Proteste del centrodestra alla decisione dell'istituto Carlo Pisacane
di voler assumere il nome di un pedagogo giapponese

Flavia Amabile, La Stampa 18.5.2009

Lo sapeva che cambiare il nome della loro scuola non sarebbe stato semplice. Ma Annunziata Marciano, la dirigente scolastica della Carlo Pisacane, la scuola elementare di Roma arrivata ad avere il 90% degli alunni stranieri, è abituata ad essere al centro delle polemiche: ha convocato un consiglio d’istituto ed è stata approvata all’unanimità la scelta di intitolare l’istituto a Makiguchi Tsunesaburo. In Italia solo pochi cultori delle materie giapponesi e della pedagogia sanno che si tratta di un pedagogo vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il simbolo di un modello di educazione in lotta contro l’autoritarismo nipponico dell’epoca.

Facile trovare analogie per quest’istituto che negli ultimi tempi si è scontrato più volte con il governo deciso a imporre un tetto al numero degli stranieri in classe. Ancora, ieri, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha criticato gli istituti con «una concentrazione eccessiva di alunni stranieri». Proprio il caso della Pisacane dove anche per il prossimo anno c’è una prima elementare dove 8 bambini su 10 non sono italiani. «Cancellare il nome di un eroe risorgimentale, patriota artefice della Repubblica Romana è l’ultima provocazione per isolare i bambini italiani», ha protestato Flora Arcangeli, presidente del comitato «Mamme per l’integrazione» che rappresenta i genitori degli alunni italiani della scuola.

La richiesta del cambio di nome ha scatenato una levata di scudi del centrodestra. Fabio Rampelli, deputato del Pdl, ha rivolto un appello al prefetto di Roma e al direttore scolastico regionale «a respingere la domanda dell’istituto» e ha scritto una lettera al ministro Gelmini «affinché svolga un’indagine sul numero e i cambi dei nomi degli istituti in tutt’Italia», perché «questo della Pisacane non è un caso isolato» e rientra «in una precisa strategia della sinistra». Irene Aderenti, senatrice della Lega ha parlato di «uno schiaffo alla cultura italiana». Marco Scurria, candidato al Parlamento europeo per il Pdl, ha denunciato quella che gli appare come una vergogna: «I bambini della Pisacane sono costretti a imparare poesie in arabo».

E ora che la richiesta di cambiare nome della Pisacane è un caso politico, Maria Maddalena Novelli, direttore dell’ufficio scolastico regionale taglia corto sulle polemiche: «A me la richiesta non è ancora arrivata».