SCUOLA

Prof italiani scontenti per riforme:
no al maestro unico

Inchiesta La Tecnica della scuola: dissensi anche per superiori
Accettano Federalismo, ma non di essere gestiti dalle regioni

  ApCOM, 4.5.2009

I provvedimenti strategici adottati negli ultimi 15 anni dal ministero dell'Istruzione non sembrano avere il consenso degli insegnanti: da un'inchiesta realizzata dalla Casa editrice "La Tecnica della Scuola" risulta che la grande maggioranza dei docenti della scuola primaria contesta il ritorno del maestro unico, l'80% ritiene un errore il ritorno al maestro unico, mentre alle superiori c'è rammarico per il mancato avvio delle riforme annunciate da troppo anni e mai attuate. In base a quanto emerso dall'indagine - svolta su 80 scuole di tutti i gradi distribuite in città capoluogo di regione o provincia autonoma che gestiscono più di 200 sedi scolastiche, frequentate da circa 63mila alunni, con oltre 7 mila docenti e 2 mila Ata - tra i docenti italiani vi sarebbe un'insoddisfazione di fondo i troppi 'nodi' scolatici ancora irrisolti. "La scuola - spiega Calogero Virzì, curatore dell'inchiesta - vive un grande disagio sia per le cose fatte, sia per le riforme mancate. Non c'è sintonia né sui provvedimenti ministeriali già adottati, né sui mancati interventi di riforma". E' il caso, quest'ultimo, degli istituti superiori dove l'ennesimo tentativo di riforma è slittato ancora una volta al 2010: e per il 'ramo' professionale, che attende gli esiti della riforma del titolo V della Costituzione, i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente. "Il risultato è che ad oggi gli istituti di scuola superiore - dice il redattore della casa editrice catanese - non sono stati riformati, mentre il nostro campione si è espresso a stragrande maggioranza per il cambiamento: l'86% vuole che venga riformata l'istruzione professionale, il 63% riformerebbe anche i tecnici e il 55% si aspetta un cambiamento anche dei licei". Discorso analogo per la scuola materna ed elementare, dove le riforme entreranno in vigore dal prossimo settembre suscitando però non poche lamentele: "il nostro campione - continua Virzì - ha espresso un radicale dissenso sul merito dei provvedimenti adottati: l'80% è contrario all'abolizione del modulo e della compresenza e il 66% si è detto in disaccordo con l'anticipo nell'infanzia".

 

In base a quanto emerso dall'indagine svolta dalla casa editrice catanese, la maggior parte dei docenti si ritengono anche in disaccordo con un'eventuale passaggio dallo Stato alle regioni per la gestione dei dipendenti del comparto istruzione. Il 68% del campione è favorevole che l'autonomia scolastica prosegua all'interno del sistema di autonomie territoriali, ma una maggioranza identica (69%) vuole che la gestione di tutto il personale resti in mano allo Stato e non sia trasferita alle regioni. "Il concetto che emerge - commenta il curatore dell'indagine Calogero Virzì - è chiaro: Federalismo sì, ma con una gestione nazionale del personale". Secondo i realizzatori dell'indagine il campione statistico viene ritenuto rappresentativo sul piano nazionale, su quello della distribuzione territoriale e su quello degli indirizzi scolastici: "le risposte sono state fornite dai dirigenti o da loro collaboratori - spiega Virzì - pertanto la valutazione fornita non ha impegnato gli istituti coinvolti, ma le singole persone che hanno fornito le risposte e la loro capacità di interpretare il dibattito i diversi umori, la ricchezza dei punti di vista presenti nel proprio istituto". L'inchiesta completa può essere consultata sul numero in edicola, il numero 18, del quindicinale "La Tecnica della Scuola" che proprio in questi giorni compie il 60simo anniversario della sua nascita. I dati saranno discussi nel corso del convegno nazionale "La Scuola al crocevia della riforme" che si terrà a Catania, presso il centro fieristico Le Ciminiere giovedì 8 maggio, alla presenza di tutti i segretari sindacali di comparto, di diversi pedagogisti, del presidente della commissione Cultura alla Camera, Valentina Aprea, e di diversi rappresentanti del Miur.