L'INCHIESTA SUGLI ABUSI SESSUALI A SCUOLA

Rignano, chiesti 5 rinvii a giudizio

Sotto accusa tre maestre e una bidella

 La Stampa 28.7.2009

ROMA
La Procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi sessuali subiti dai bimbi di Rignano. A rischiare il processo sono le insegnanti Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti e l’autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio.

Gli accertamenti sulla materna Olga Rovere sono iniziati nel 2006, con una una mamma che notò strani comportamenti nella figlia. L’atto è stato firmato dal pm Marco Mansi e dal procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy. Dall’inchiesta sono state archiviate le posizioni del benzinaio cingalese Kelum De Silva, che pure era stato arrestato e un’altra insegnante, Assunta Pisani. Dopo il carcere che era stato disposto il 24 aprile del 2007, dopo pochi giorni, il 10 maggio 2007 il tribunale del riesame annulla gli ordini di custodia cautelare con un provvedimento che demolisce le ipotesi dell’accusa. «Indizi insufficienti e anche contraddittori», scrissero poi i magistrati. Un giudizio duro, poi confermato in Cassazione. E la Suprema corte aggiunse che i bimbi potrebbero essere stati manipolati dagli adulti. «Interrogati con domande inducenti» osservarono gli ermellini, i piccoli «tendono a conformarsi alle aspettative dell’interlocutore».

Le scarcerazioni non hanno però decretato la fine dell’inchiesta. Soprattutto, non bastano a placare le angosce e i dubbi dei genitori, tanto che, su 24 bimbi, venti vengono iscritti all’asilo di un altro paese, Calcata. Nel frattempo la Procura inizia a cercare nuovi indizi attraverso l’incidente probatorio disposto dal gip Elvira Tamburelli. Nelle udienze, che si protraggono per mesi, oltre venti bimbi, tra i 4 e i 5 anni, raccontano del «gioco della patatina, con un peluche facevano fare il solletico alla patatina»; della «bua ai bambini», delle «cose brutte» che avvenivano in un «castello cattivissimo». «C’era una strega che si chiamava Patrizia, stava in un castello. Il castello era nero e ci andavamo con la macchina. La macchina era di Marisa, un’altra strega». Un maschietto: «Le bidelle Cristina e Patrizia facevano i giochi brutti, bruttissimi; mi picchiavano, mi facevano le punture sul pisellino e sul sedere, facevano il gioco della sedia».

Le accuse sarebbero basate sugli elementi emersi da questi racconti. Gli unici su cui gli inquirenti possono contare, perché le analisi del dna effettuate sugli oggetti sequestrati nelle case delle maestre hanno dato esito negativo. È un punto per la difesa (non è il solo, poiché alcune testimonianze danno ragione agli indagati e altre sono contraddittorie) pronta ormai a dare battaglia in aula. La individuazione di un casale e la descrizione di una stanza dove si sarebbero svolti alcuni incontri, sono un ulteriore tassello del quadro. Le accuse vanno dagli atti osceni, ai maltrattamenti, alla violenza sessuale, al sequestro, alla corruzione, allo stupro di gruppo, agli atti contrari alla pubblica decenza.