SCUOLA
Precari sul piede di guerra: Domani in piazza a Montecitorio per chiedere prospettive migliori ApCOM, 14.7.2009 Alla base dell'alto numero dei precari della scuola italiana ci sarebbe l'assenza totale di un concreto disegno strategico alternativo per la stabilizzazione del personale scolastico impiegato da decenni con incarichi a tempo determinato: a sostenerlo sono i Cip, i Comitati italiani precari, che domani mattina a partire dalle 10 manifesteranno davanti a Montecitorio assieme ad una lunga lista di associazioni, movimenti, sindacati e partiti politici. La protesta verrà attuata per dire no alle riforme sui cicli scolastici, ai forti tagli agli organici della scuola, introdotti con la legge 133/08, ed alle conseguenti mancate conferme di migliaia di supplenti già a partire dal prossimo mese di settembre. Secondo i Cip il Governo non avrebbe dovuto venire meno agli impegni sanciti dalla legge finanziaria 296/2006 in materia di docenti precari, che ha impedito l'assunzione di 150mila docenti e 30mila Ata: ciò ha comportato l'innalzamento a livelli esponenziali del numero di precari. Quest'anno gli uffici scolastici provinciali o direttamente le scuole hanno complessivamente stipulato oltre 130mila contratti a tempo determinato per i docenti e 80mila per i non docenti; altre decine di migliaia di lavoratori hanno lavorato per la scuola attraverso le supplenze brevi. Per una buona parte di loro le prospettive di lavoro si fanno grigie: "Sollecitiamo ancora una volta - spiega Maristella Curreli, presidente dei Cip - le istituzioni a svolgere incontri e consultazioni, sia al ministero sia nelle commissioni parlamentari di Camera e Senato, per la determinazione di prospettive migliori per la scuola italiana, per chi frequenta e per chi ci lavora. L'obiettivo - conclude il presidente dei Cip - è che non vi sia più precarietà né per gli uni né per gli altri". Intanto, l'Anief comunica di aver vinto l'ennesimo ricorso vinto al Tar del Lazio riguardo l'inserimento 'a pettine' dei precari che quest'anno hanno optato per altre tre province: "Chiediamo ora al ministro - spiega il presidente Marcello Pacifico - di rispettare il diritto e di garantire la mobilità territoriale sperando che la prossima volta ci sia più ascolto da parte delle istituzioni perché il ricorso è sempre l'ultima strada da percorrere. Ma a volte è necessario quando l'amministrazione rimane sorda alle più elementari regole della democrazia". |