INTERVISTA

Gelmini "I cinque in condotta?
Meglio dei metal detector"

"Basta con la scuola del buonismo, ora deve valere il merito"

Mattia Feltri, La Stampa 15.7.2009

ROMA
Ministro Gelmini, quindicimila bocciati alla maturità e i respinti sono in crescita sia alle medie inferiori che superiori. Per lei è una soddisfazione?

«No, non è mai bello quando un ragazzo viene bocciato. Non me ne compiaccio. Però io voglio una scuola del valore e del merito e devono saperlo anche gli studenti: la scuola del buonismo e del lassismo fa male soprattutto a loro. E’ in soffitta la cultura del Sessantotto...».

La cultura del Sessantotto?

«Ma certo, la cultura che ha prodotto il sei politico, il diciotto politico, che considera la valutazione un atto d’imperio e livella verso il basso».

Paola Mastrocola scrive che gli insegnanti non sono più severi, ma ormai disarmati di fronte all’ignoranza. E si riarmano.

«E scrive una cosa sacrosanta. La nostra scuola non è competitiva e deve tornare ad esserlo. Il valore del titolo di studio è svalutato. E poi la Mastrocola mi dà ragione quando scrive che gli insegnanti ancora oggi sentono quella vocina che gli dice di non punire, di non selezionare, di non giudicare. Invece la scuola deve giudicare e perdere un anno non è un dramma ma un’opportunità».

Anche per gli alunni della scuola dell’obbligo? I ragazzini di 12-13 anni bocciati sono stati una quantità.

«E mi spiace ancora di più: gli studenti che si trascinano le lacune dalle medie recuperano difficilmente. Devono recuperare, non c’è alternativa».

Diecimila studenti bocciati per il voto in condotta. Ma che avranno fatto mai questi studenti?

«Ma è da non credere».

Cioè?

«Quando andavamo a scuola noi, al massimo uno tirava una pigna al bidello. Oggi al numero verde del ministero riceviamo sessanta segnalazioni al giorno. Molte sono dei professori. Bullismo, cyberbullismo,baby gang, baby gang di ragazze. Io non voglio finire come in Francia dove hanno sottovalutato il problema e adesso hanno dovuto mettere i metal detector. Io non voglio i metal detector nelle scuole. Meglio prevenire con i cinque in condotta».

Lo studente Gelmini avrebbe amato il ministro Gelmini?

«Che importa? Nessuno studente ama il ministro».

Lei crede che tutto questo basti per migliorare l’istruzione?

«Certo che no. Il merito è fondamentale, ma ci vuole una scuola capace di integrarsi col mondo del lavoro. Con il ministro Sacconi stiamo studiando una scuola integrata con aziende che entrino nelle governance, nei consigli d’amministrazione. Da Confindustria ci dicono che ogni anno escono 150 mila studenti arruolabili e a loro ne servirebbe il doppio».

A proposito di merito, c’è un’obiezione: siete partiti dagli studenti, ma le baronie universitarie non le avete toccate.

«Non è vero. Abbiamo cominciato la lotta agli sprechi. Abbiamo tagliato i corsi di laurea inutili, le scuole di specializzazione in sovrannumero...».

Ma la riforma è annunciata da tempo e non arriva mai.

«La riforma, nella sua completezza, è un’opera complicata che prevede lunghi incontri coi rettori e i docenti, e ognuno ha un’idea diversa. Io però ho idee precise, ascolto tutti poi decido. Questo autunno sarà in aula e sarà legge nel 2010».

E l’Anvur - la famosa agenzia che valuterà il merito degli atenei e la successiva distribuzione dei fondi - arriva il 17, come aveva promesso, o no?

«No, ma arriva col consiglio dei ministri della settimana ventura, garantito».

Senta, ministro, continuiamo a parlare di merito ma lei, che è di Brescia, ha sostenuto l’esame di abilitazione all’albo degli avvocati a Reggio Calabria...

«Rispondo con una domanda: gli ordini professionali sono la sede del merito?».

Non credo, però...

«Lo so: lo hanno fatto in tanti ma io sono poi diventata ministro dell’Istruzione. Però il merito lo stabilisce la professionalità, non l’esame dell’ordine: l’avvocato bravo lavora, l’avvocato asino non lavora. A Brescia, come altrove, c’era il tentativo di programmare l’ingresso nel mondo del lavoro. Per chi non aveva santi in paradiso come me era quasi impossibile passare l'esame.Io sono dell’idea che gli ordini vadano aboliti».

Torniamo all’Università. Alcuni, come Francesco Giavazzi, sostengono che si debbano alzare le rette - oggi fra le più basse d’Europa - e aumentare le borse di studio.

«Le rette non si toccano. Il diritto allo studio va preservato col massimo del rigore. Prima troviamo il modo di aumentare le borse di studio, poi si vedrà».

Un’ultima domanda, d’obbligo. Quanto la imbarazzano le testimonianze sulle notti del premier?

«Per niente».

Per niente?

«E’ una campagna vergognosa condotta da certa sinistra e da certa stampa. Berlusconi è uno che si batte per il bene del Paese. Altri, pur di fare male a Berlusconi, sono disposti a fare il male dell’Italia. A che livello siamo arrivati?»

Beh, però ci sono ragazze che parlano e i giornali registrano.

«Posso nutrire qualche dubbio sulla credibilità di alcune delle ragazze che hanno parlato? Non si nota un certo desiderio di visibilità? Siamo a una nuova forma di pentitismo tutto all'italiana: i pentiti delle feste».

Solo quello?

«C’è anche una regia politica, fatta di annunci a cui sono seguite le rivelazioni».

D’Alema?

«Non dico che sia il regista. Ma ci ha messo del suo, o no?».