SCUOLA

Vicenza contro l’invasione dei presidi del sud:
merito o clientelismo?

Tiziana Pedrizzi il Sussidiario 27.7.2009

Probabilmente fra le ragioni che hanno spinto il Ministro Gelmini ad ipotizzare l’introduzione di una parte di prova standardizzata esterna nell’esame di ex-maturità vi è anche l’inevitabile presa d’atto del divario fra i voti ed i giudizi del Nord e quelli del Sud agli esami di terza media e agli esami di Stato finali, la ex-maturità. Pioggia di 100 e lode a Crotone, Calabria e Campania, in cima alla classifica provvisoria del programma “Conchiglia”. Ottimi risultati, ahimè da sempre non confortati dai risultati delle valutazioni internazionali. Si attendono con interesse i risultati di quest’anno che dovrebbero, grazie al nuovo sistema di monitoraggio, approdare a un censimento nazionale. Così si accerterà con maggiore precisione qual è stata la distribuzione territoriale del rigore.

Ora, tuttavia, si profila all’orizzonte un caso analogo, che riguarda l’immissione nei ruoli dei dirigenti scolastici.

La provincia di Vicenza ha “bipartisanamente” votato una mozione che prende atto della imminente invasione di presidi dal Sud, auspicando una provenienza locale per chi va a ricoprire questo ruolo.

Subito i fulmini e le accuse dell’ex ministro Fioroni e di altri esponenti politici: deriva antimeridionalistica.

Cominciamo, allora, dai fatti!

Nel lontano 2004 venne bandito, dopo più di un decennio di attesa, un concorso a preside ordinario (quindi, non una sanatoria per chi aveva fatto il preside incaricato), che si rivelò una vera corsa ad ostacoli. Selezione per titoli, prova scritta, prova orale, corso di durata annuale e, alla fine (almeno sulla carta), ulteriore selezione.

Ci vollero due anni e mezzo per espletarlo ed i vincitori sopravvissuti furono nominati nel settembre 2007. Le commissioni erano regionali, il che non significava che i candidati dovessero essere autoctoni. Molti insegnanti scelsero di spostarsi di regione, per lo più dal Sud al Nord, poiché al Nord vi erano più posti a disposizione. Alcuni di questi passarono, altri no: non è di questo che si discute.

Accadde però che i risultati delle varie regioni fossero molto diversi. Le commissioni di alcune regioni del Nord, in particolare il Veneto e la Lombardia, presidiate da illustri universitari, si misero con zelo a falcidiare i candidati, anche se pluridecorati al valore scolastico. Insomma, furono seguite letteralmente le previsioni di disponibilità e perciò i vincoli numerici dei posti previsti all’inizio del concorso: perciò i sopravvissuti alla selezione furono davvero pochi. Peccato che, nel frattempo, ben prevedibili pensionamenti – ma non previsti dall’Amministrazione o forse sì?! - avessero a loro volta falcidiato i ranghi dei dirigenti di queste regioni, creando vuoti paurosi. D’altronde, per riempirli non era opportuno ricorrere alle “reggenze”, che non garantiscono il massimo dell’efficienza, visto che un solo dirigente deve seguire due istituti.

Altra musica al Sud ed in particolare in alcune regioni, in cui l’elenco dei vincitori testimoniò di un “maggiore ottimismo” delle commissioni circa le doti dei candidati loro sottoposti. All’epoca la cosa non suscitò che rassegnati commenti: siamo alle solite! L’attenzione di tutti si appuntò sullo scandalo maggiore: negli stessi territori, alcuni candidati ammessi con riserva - perché, secondo la stessa Commissione pur lassista, non avevano i titoli - percorsero felicemente tutto l’iter ed alla fine approdarono alla sospirata dirigenza. Infatti, essendosi creata nel frattempo una carenza di dirigenti, causa succitati pensionamenti, gli “ammessi con riserva” furono promossi sul campo: e voilà l’eterno ritorno della sanatoria come strumento di governo dell’Amministrazione.

Già! la mancanza di dirigenti. Fu quella la causa del decreto del Ministro Gelmini che ruppe gli argini ed aprì agli innumerevoli candidati dirigenti promossi del Sud le fertili pianure della Padania.

È prevalso, dunque, il criterio del merito nel Decreto Gelmini? L’ex-ministro Fioroni è convinto di sì, perciò difende il Decreto Gelmini e accusa di antimeridionalismo e di razzismo la provincia di Vicenza.

Ma quello che si vede è che, come nel caso della maturità, anche qui si usano due pesi e due misure.

Ottimo il criterio del merito, ma la sua misurazione deve essere omogenea e inequivocabile su tutto il territorio nazionale. Altrimenti, si scrive merito, ma si legge clientelismo!