La carica dei presidi del sud
L'emendamento risale al governo Prodi.
Da settembre nelle scuole italiane 647 nuovi dirigenti. Tutti
meridionali.
Flavia Amabile, La
Stampa 29.7.2009
Sono 647
i nuovi presidi che inizieranno a lavorare nelle
scuole da settembre. Un bel numero, non c’è che dire: da tempo non
c’era un ingresso di queste dimensioni. E, però, se si va a guardare
la tabella degli idonei pubblicata sul sito dell’Associazione
nazionale presidi, è facile capire i motivi del mal di pancia della
Lega. Gli idonei sono per metà campani, 346. Altri 91 sono
calabresi, 135 i siciliani e 147 i pugliesi. Fatte le dovute somme,
ci si rende conto che la quasi totalità degli idonei a cui si farà
riferimento per la scelta dei dirigenti è meridionale. E, invece, in
almeno 12 regioni non esistono dirigenti ancora in graduatoria da
sistemare.
A questo va aggiunto che in alcune
regioni, come Sicilia o Puglia, almeno 6 su 10 dei
dirigenti ha conquistato l’idoneità vincendo un concorso non
ordinario ma riservato che in molti casi prevede il semplice
superamento di una prova d’ingresso per un corso di formazione. In
molti altri casi l’idoneità la si è conquistata vincendo un
ricorso.
Da settembre quindi ci sarà una
distribuzione a pioggia di presidi meridionali che
cascherà un po’ su tutte le scuole d’Italia ma soprattutto al nord
dove i posti vacanti sono in maggior numero. Ed è per questo che a
Vicenza due settimane fa con una mozione bipartisan hanno intimato
l’alt all’arrivo di dirigenti del Sud. Sotto accusa c’è innanzitutto
un concorso bandito nel 2004: numero di posti assegnato a ciascuna
regione, e un 10% in aggiunta di idonei da lasciare in lista
d’attesa. Ma qualcuno al Sud ci avrebbe provato, mettendo in lista
più concorrenti: che ora sarebbero tutti da sistemare. Al nord,
invece, hanno inserito nelle graduatorie di merito soltanto il
numero di dirigenti previsto dal concorso bandito.
E poi ci sono le sanatorie decise dal
governo Prodi. La prima è stata inserita nella
Finanziaria 2007, la seconda in un emendamento al decreto
milleproroghe del febbraio 2008. In due colpi si faceva cadere il
limite del 10% di idonei che potevano essere aggiunti alle liste, e
quindi si dava via libera alle irregolarità delle regioni che
avevano ‘sforato’ i tetti previsti. Si eliminavano le barriere poste
alla immissione in ruolo di dirigenti anche in regioni diverse da
quelle dove erano stati banditi i concorsi. E, infine, si decideva
che le graduatorie dovevano essere a esaurimento e, dunque,
entravano i dirigenti fino ad aver terminato i nomi presenti in
graduatoria.
E’ stato questo il meccanismo che ha
portato alla mozione bipartisan di Vicenza e a un malcontento in
molte regioni del nord. Giorgio Rembado, presidente
dell’Associazione Nazionale Presidi, non usa toni accesi ma parla
anche con chiarezza: «Le norme vanno rispettate. In questo caso si è
verificato un concorso di circostanze che ha modificato in corso
d’opera le norme che regolavano l’espeltamento dei concorsi.
Purtroppo in Italia le selezioni possono durare anche 3 0 4 anni ma
c’è da augurarsi che non accada mai più che le regole vengano
cambiate mentre un concorso è ancora in svolgimento, per rispondere
alle pressioni di lobbies appartenenti a schieramenti politici di
ogni colore».