Vicenza, per risparmiare, una scuola affida
i corsi di recupero ai primi della classe

il secchione sale in cattedra

Elisabetta Pagani, La Stampa 10.7.2009

VICENZA
In tempo di crisi salgono in cattedra i professori in miniatura. Un’occhiata alla platea di «rimandati», un’altra alle casse della scuola, ed ecco l’idea del preside di un istituto di Vicenza: corsi di recupero tenuti da studenti con pagelle invidiabili. Alunni che, per un’estate, passeranno dal banco alla lavagna per aiutare i compagni meno bravi a superare gli esami di settembre. Per ottenere l’incarico l’elenco dei requisiti passava dalla competenza alla disinvoltura, senza dimenticare simpatia e autorevolezza. La selezione ne ha promossi 15, che, fra luglio e agosto, torneranno a scuola per insegnare a circa 50 loro coetanei tre materie: economia aziendale, matematica e inglese.

Ecco la novità dell’istituto professionale Almerico Da Schio che, senza soldi e con centinaia di studenti sospesi, fa di necessità virtù. E così quest’estate, fra corridoi e aule, si alterneranno docenti veri e studenti-professori. I primi terranno corsi di recupero a chi ha insufficienze gravi o multiple, i secondi a chi, magari con un 5, ha mancato per un soffio la promozione. «Se avessimo dovuto garantire un corso a tutti i ragazzi con un debito avremmo dovuto avere almeno 10mila euro in più», calcola il dirigente scolastico, Enrico Delle Femmine. E così, dalle finanze in verde, l’idea dei babyprof.

Ognuno di loro avrà 10 ore di tempo, una mini-platea di due allievi e un registro in cui infilare presenze e sintesi delle lezioni. C’è chi, come la sedicenne Renata Sudic, non ha perso tempo e già due giorni fa era a scuola ad insegnare economia e chi invece concentrerà il ripasso negli ultimi dieci giorni di agosto, giusto a ridosso degli esami di riparazione. La squadra di minidocenti è multietnica e prevalentemente femminile. Una delle insegnanti di matematica è una ragazzina cinese di 14 anni, «fortissima in materia», assicura la vicepreside e coordinatrice del progetto, Paola Bortolan. E poi c’è addirittura la madrelingua, una studentessa di origine ghanese per chi mastica poco l’inglese. «Il progetto di peer education (istruzione alla pari, ndr.) nasce da un’idea nuova di scuola - spiega il preside -: mira a responsabilizzare gli studenti e a insegnare loro il senso della solidarietà».

I miniprofessori, 5 per ogni materia, sono stati segnalati dal consiglio di classe. Durante il loro lavoro, che consisterà nell’aiutare quei compagni che si sarebbero dovuti accontentare del recupero individuale (da soli o con lezioni private), saranno monitorati da un tutor. Un impegno non da poco per i piccoli prof, che a settembre saranno però ricompensati con qualche credito formativo, il testo gratuito della materia insegnata e un buono da 50 euro da spendere il libri. «I ragazzi erano entusiasti - racconta la professoressa Bortolan - così come i genitori», che copriranno i costi delle «ricompense» di settembre.

«Quella dei corsi di recupero è una bella idea - commenta Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi -. Ovviamente più che una scelta è una necessità, vista la mancanza di fondi. Ma il rapporto alla pari può funzionare perché fra coetanei si crea una naturale sintonia e perché l’alunno-prof ha un’esperienza più fresca dell’apprendimento». Con il nuovo anno, inoltre, partirà una nuova iniziativa: «L’idea - spiega il preside - è che i ragazzi più preparati si rendano disponibili al pomeriggio per spiegare ai compagni una lezione non capita, magari prima dell’interrogazione».