Brocca: «Troppo poco in classe,
si pensa solo a far quadrare i conti»

le ore diventano troppo poche e c’è il sospetto che dietro la riforma ci sia principalmente un’ipotesi di dimagrimento, una preoccupazione economica di far quadrare i conti. Inoltre non c’è alcun anello di congiunzione tra licei e istituti tecnici, la separazione tra i due sistemi di istruzione diventa ancora più netta

da Il Messaggero, 13.6.2009

«Niente di nuovo sotto il sole». Così dice Beniamino Brocca, responsabile scuola Udc, sottosegretario alla Pubblica istruzione dal 1987 al 1992, presidente della commissione che elaborò il sistema di sperimentazione che porta il suo nome. «E’ dal 1992 che discutiamo di una riforma delle scuola secondaria superiore con le stesse ipotesi. Non vedo alcun cambiamento rispetto al passato: si ritorna al modello Moratti».


La riforma, spiega il ministro, intende cancellare la frammentazione degli indirizzi sperimentali.

«Nei licei non c’era alcuna frammentazione, il problema riguardava semmai gli istituti tecnici. Questa affermazione del ministro non è corretta: le numerose sperimentazioni liceali seguivano uno schema simile, avevano un unico modello».


Qual è secondo lei il punto debole di questa riforma?

«Più di un punto debole. A cominciare dalla riduzione del quadro orario: le ore diventano troppo poche e c’è il sospetto che dietro la riforma ci sia principalmente un’ipotesi di dimagrimento, una preoccupazione economica di far quadrare i conti. La riforma è il contenitore, ma non sappiamo ancora quale sarà il contenuto, quali i programmi delle singole disciplice. E questo è fondamentale: nel definire i contenuti si costruisce l’identità del liceo. Inoltre non c’è alcun anello di congiunzione tra licei e istituti tecnici, la separazione tra i due sistemi di istruzione diventa ancora più netta».


C’è il tempo per attuare la riforma?

«Si dice: partiamo l’anno prossimo. Ma con quali strumenti e quali metodi? Se gli insegnanti non vengono formati e informati sulla nuova metodologia, ammesso che ci sia, se le scuole non vengono attrezzate per la riforma, c’è il rischio che nulla cambi. E che la novità, se c’è, non incida in alcun modo».