New York: stipendi da 125 mila dollari l’anno, insegnano a ragazzini ispanici e poveri

La scuola (pubblica) dei prof superpagati

Educazione La scommessa del fondatore, Vanderhoek:
dimostrare che il segreto non sta nella tecnologia ma negli uomini

Alessandra Farkas Il Corriere della Sera 6.6.2009

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK — Uno di loro è un violista affermato. Due sono laureati in prestigiose universi­tà Ivy League. Un terzo è stato per anni il personal trainer di Kobe Bryant. Sono alcuni dei professori del dream team, la squadra magica di professori che a partire dal prossimo set­tembre daranno vita all’Equity Project di Manhattan, la prima scuola pubblica degli Stati Uniti che pagherà il suo staff con un salario degno di Wall Street. «Gli insegnanti riceveranno uno stipendio annuo di 125 mi­la dollari — scrive il New York Times —. Cioè il doppio rispet­to ai colleghi delle altre scuole pubbliche newyorchesi e due volte e mezzo la media naziona­le ». E se non bastasse i su­per- prof dell’Equity Project po­tranno anche ricevere dei bo­nus di fine anno (fino a 25 mila dollari) — proprio come i bro­ker di Wall Street — in base alla loro performance.

La scommessa del fondatore Zeke Vanderhoek, 32enne laure­ato a Yale, è semplice. Teorizza: «Il vero segreto di una scuola pubblica eccellente non sta nel­la rivoluzione tecnologica, e neppure in presidi di talento e classi poco numerose, ma nella capacità d’ingaggiare insegnan­ti eccelsi». Una tesi provocato­ria che ha toccato un nervo sco­perto nell’America dove la con­troversa legge No child left behind (varata da Bush e mai rinnegata da Obama) ha finito per aggravare la crisi della scuo­la pubblica, provocando l’eso­do in massa dei migliori docen­ti verso le corporation private.

Dal servizio del Times, si sco­pre che, quando aprirà i batten­ti, la nuova scuola pilota avrà solo 8 insegnanti per 120 stu­denti di prima media, scelti at­traverso una lotteria tra ragazzi del quartiere (Washington Hei­ghts, uno dei più poveri di Manhattan) e alunni con pro­blemi d’apprendimento, la mag­gior parte provenienti da fami­glie ispaniche e a basso reddito. L’obbiettivo del fondatore è ar­rivare a 28 insegnanti per 480 alunni tra qualche anno. Anche se dall’esterno la scuola, un mo­desto edificio sulla 181ª strada, assomiglia a tutti gli altri istitu­ti pubblici di New York, all’in­terno Vanderhoek sogna di cre­are una oasi accademica, desti­nata secondo lui a fornire un modello al resto del mondo.

Per il suo scopo ha attraversa­to il paese, improvvisandosi ta­lent scout per oltre un anno, sta­nando i migliori insegnanti tra migliaia di candidati. «Li ho os­servati a scuola — racconta —. Perché non basta un curri­culum vitae stellare. Conta il co­siddetto 'fattore attenzione', che si misura quando gli stu­denti sono talmente interessati durante una lezione che si di­menticano di essere a scuola». Ma in comune i suoi 8 fortunati docenti hanno anche un conta­gioso entusiasmo per la mate­ria che insegnano e la capacità di domare gli elementi più irre­quieti e piantagrane: «Una dote cruciale alle scuole medie», precisa Vanderhoek.

Prima di firmare il contratto, tutti si sono dichiarati «pronti a rimboccarsi le maniche». Il la­voro che li aspetta è infatti ben più gravoso di quello dei loro colleghi. I super pagati prof do­vranno sobbarcarsi infatti re­sponsabilità normalmente affi­date ad altri, sdoppiandosi per vestire, di volta in volta, i panni di vicepreside, supplente, alle­natore e rettore, visto che que­ste posizioni sono state elimina­te. Per fare quadrare i bilanci.