OCSE: scuola italiana in coda, serve riforma AGI, 17.6.2009 AGI) - Roma, 17 Giu. - La scuola italiana è in coda nella classifica dei Paesi Ocse: il nostro sistema educativo produce risultati "fra i più modesti" dell'area, "nonostante la spesa per studente sia molto elevata". Non solo. Esistono "forti differenze regionali che non possono essere semplicemente spiegate con la diversa quantità di risorse disponibili" e che rappresentano un fardello per l'intera economia nazionale. Nel rapporto sull'Italia, l'Ocse riconosce al governo Berlusconi di aver messo in cantiere una riforma della scuola volta a "razionalizzare le spese e migliorare il sistema di valutazione e di reclutamento degli insegnanti". Tuttavia l'organismo di Parigi sottolinea la mancanza di un quadro complessivo e definitivo. E, in proposito, suggerisce all'esecutivo un approccio più organico: "Considerando la natura di queste riforme - si legge nel rapporto - sarebbe preferibile realizzarle con un pacchetto onnicomprensivo, piuttosto che in modo parcellizzato". L'Ocse parte dalla constatazione che "l'assenza di chiare informazioni sulla valutazione degli studenti e dell'intero sistema, dai docenti all'amministrazione centrale, è stata la causa principale delle cattive performance". E suggerisce il principio della responsabilità che "va introdotta a diversi livelli, in primi luogo per i presidi e i direttori scolastici, ma anche per gli insegnanti, in modo tale che la scelta degli insegnanti stessi, la formazione delle classi e i metodi educativi abbiano un'adeguata informazione consentendo il giudizio sui risultati formativi e sul sistema di incentivi". Ma per realizzare questi obiettivi, i presidi dovranno "ottenere un'adeguata autonomia dei poteri di gestione, al contrario dell'attuale quasi completa assenza di autonomia". Secondo l'Ocse, "elevare la performance del sistema educativo è una delle maggiori sfide" per l'Italia. La riuscita di una riforma complessiva del sistema educativo è anche una chiave per ridurre le differenze regionali: "Contenere il gap educativo fra Nord e Sud è una della vie per ridurre le differenze economiche e sociali complessive. Di conseguenza, andrebbero incoraggiate misure volte a recuperare le scuole e gli studenti più deboli, specialmente quelli a rischio abbandono". I risultati medi degli studenti italiani sono tra i più scarsi nell'area Ocse: per esempio gli studenti italiani di 15 anni sono indietro di due terzi di anno scolastico nelle scienze rispetto alla media europea e di due anni rispetto ai migliori, che sono i finlandesi. Questo dato, riportato dalla indagine condotta dall'Ocse è da mettere in relazione alle carenze della scuola italiana, tra le quali c'è una età molto alta del personale docente, la mancanza di incentivi per la carriera dei docenti e una spesa elevata alla quale non corrispondono buoni risultati. Il rapporto spiega che la spesa elevata per studente è da mettere in relazione con le classi poco numerose e le tante ore di insegnamento inoltre secondo il rapporto dell'organismo di Parigi la motivazione principale per accedere alla professione sembra essere soltanto l'elevata sicurezza del posto di lavoro. Sono gli insegnanti a scegliere le scuole, non le scuole a scegliere gli insegnanti come avviene nel resto d'Europa.
Per migliorare la scuola italiana, osservano gli esperti dell'Ocse è
necessario coinvolgere tutti i protagonisti del sistema nel processo
di riforma, e produrre incentivi, e promuovere un dibattito pubblico
sui vantaggi della riforma. Per migliorare invece la qualità
dell'insegnamento serve una maggiore motivazione degli insegnanti,
legando preferibilmente gli aumenti degli stipendi a buone
prestazioni piuttosto che aumentare gli stipendi a tutti, e
introdurre meccanismi di valutazione. Inoltre l'Ocse raccomanda per
il nostro Paese di aumentare il numero degli studenti per classe,
minimizzando il numero di classi all'interno dell'istituto
scolastico e raggruppando gli istituti piccoli.
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