Vivace dibattito sull'educazione
sessuale da Tuttoscuola, 30 giugno 2009 I ginecologi italiani della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia) in un convegno svoltosi a Roma hanno chiesto di inserire l'educazione sessuale come nuova materia fra quelle studiate nelle scuole medie di secondo grado, ricordando che in altri Paesi viene da anni insegnata regolarmente nelle scuole. In Germania fa parte dei programmi scolastici sin dal 1970, in Portogallo dal ‘90, in Francia, dove gli istituti sono tenuti a impartire 30-40 ore e dove è prevista la distribuzione di profilattici (a studenti di terza media e prima superiore) dal 1973, in Svezia addirittura dal 1956, mentre in Inghilterra, che ha una delle percentuali più alte di ragazze-madre d'Europa, si è pensato di introdurla fin dalle elementari. In Giappone è obbligatoria a partire dai dieci-undici anni. Nel nostro paese, invece, nessuna proposta è riuscita a raccogliere consensi sufficienti per il varo di una legge nazionale. "La scuola resta il campo più controverso anche se noi operatori siamo pronti", dice in proposito Emilio Arisi, componente del direttivo Sigo, secondo il quale "da una nostra indagine del 2007 risulta che è favorevole alla distribuzione diretta e controllata di contraccettivi, pillola e preservativi, alla presenza di un medico, il 67% degli intervistati". Favorevole la Rete degli studenti, mentre per Alessandra Graziottin, direttore della Ginecologia del S. Raffaele Resmati di Milano, non va tralasciata la famiglia: "servono corsi di sessualità anche per mamma e papà, infatti solo il 40 per cento delle madri delle ragazze nate dall'1985 parla di contraccezione con le figlie, appena il 47 per cento dei genitori considera il profilattico sicuro nei confronti delle malattie sessualmente trasmesse e il 52 per cento considera la pillola contraccettiva sicura, mentre usata bene lo è al 99,9 per cento". La proposta della Sigo non è invece condivisa dal sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, a cui parere il compito non deve essere della scuola, perché "spetta alla famiglia. Al massimo bisogna aiutare i genitori ad educare, dato che questo è un compito al quale non possono abdicare". Oltre tutto, ha aggiunto il sottosegretario, "a me non sembra che l'Europa da questo punto di vista stia molto meglio di noi. Anzi, i dati su gravidanze precoci e malattie sessualmente trasmesse sono peggiori rispetto all'Italia. Occorre chiedersi se quella attuata sia la politica giusta, visto che non produce positività". |