La norma nel decreto Tremonti ter. Licenziabili 7 mila prof e dirigenti Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 30.6.2009
Alla fine, la norma libera posti è arrivata. Nella sede più sicura
-visto che già si prefigura il ricorso al voto di fiducia- ovvero
quella del decreto legge Tremonti ter, la manovra estiva del
ministro dell'economia, Giulio Tremonti, approvata venerdì scorso
dal consiglio dei ministri. Dirompenti gli effetti per la scuola:
secondo quanto risulta a ItaliaOggi, potranno essere licenziati
circa 7 mila dipendenti, tra insegnanti e dirigenti scolastici, per
essere posti forzatamente in pensione. A tanto infatti ammonterebbe
il contingente di personale scolastico che ha già maturato il
requisito indicato dal decreto legge Tremonti, ovvero i 40 anni di
contributi versati, alla luce del quale il ministro dell'istruzione,
Mariastella Gelmini, è autorizzata a procedere alla risoluzione
anticipata e unilaterale del rapporto di lavoro. L'anzianità
contributiva dei 40 anni prenderà il posto per tre anni dei 40 anni
di effettivo servizio ad oggi necessari. La norma del Tremonti ter
riscrive infatti l'articolo 72 del decreto legge n.112/2008, così
come poi modificato in sede di conversione. E autorizza le
amministrazioni pubbliche, per i soli anni 2009, 2010 e 2011, a
risolvere il contratto di lavoro, anche del personale dirigenziale,
al compimento del 40esimo anno di anzianità contributiva, dando un
preavviso di sei mesi all'interessato. Il nuovo regime, seppur
transitorio, era atteso da tante amministrazioni alle prese con la
necessità di liberare un po' di posti e procedere magari a nuove
assunzioni. Non si applicherà però a magistrati, professori
universitari e dirigenti medici, categorie per le quali il dl attua
una specifica esclusione. La norma libera posti così formulata
ricalca in larga misura quella che al senato la maggioranza ha
provato a introdurre in via emendativa al ddl lavori usuranti e
pubblico impiego, da tempo bloccato nelle commissioni Affari
costituzionali e Lavoro. Per il momento non ce l'hanno fatta invece i contratti di disponibilità, che inizialmente dovevano essere previsti con un decreto legge autonomo e poi invece come articolo del dl estivo. Anche qui la previsione è saltata. Si tratta dei contratti con i quali l'Istruzione e il Lavoro avrebbero garantito continuità salariale a tutti i docenti precari -da ultimo l'ombrello era stato esteso anche agli Ata, seppure con un orario e un salario part time- che quest'anno hanno avuto un contratto fino al termine dell'anno scolastico o delle lezioni e che, causa tagli agli organico della scuola, da settembre sarebbero rimasti a casa, usufruendo del sussidio di disoccupazione. Il contratto avrebbe impegnato i lavoratori a essere disponibili per supplenze, corsi di recupero e progetti contro la dispersione scolastica, a fronte di un salario minimo garantito. La norma, coperta finanziariamente con il fondo per le supplenze e quello delle regioni per gli ammortizzatori sociali, dovrebbe a questo punto spuntare come emendamento governativo in sede di conversione parlamentare del dl. |