L’AIUTINO CONTRO IL DECRETO GELMINI: COL SEI ROSSO NIENTE BOCCIATURA.

Ma la scuola è diversa
dall'arte di mettere una toppa

Il rigore della riforma Gelmini mette un freno al lassismo del passato,
però le nuove regole non sono né graduali né condivise.
Interviene un aiutino dei professori, per evitare un esercito di ripetenti.

  Franca Zambonini, Famiglia Cristiana 10.6.2009

Un tempo a scuola c’erano i voti, poi sono arrivati i giudizi, ora sono tornati i voti e con essi ridiventa attuale la vecchia filastrocca scolastica:

«Pinocchietto va al palazzo
con i libri sotto il braccio
la lezione non la sa
ma che voto prenderà?
Con il cinque non si passa
con il sei appena appena
con il sette ben benino
con l’otto ben benone
con il nove professore
con il dieci direttore».

È attuale perché rimanda a una legge che sta mettendo in ansia migliaia di alunni e le loro famiglie.

«Con il cinque non si passa», dice infatti la legge 169 del 2008, che ha assorbito il Decreto Gelmini 137. Lo dice più estesamente: «Nelle scuole secondarie di primo grado potranno essere ammessi alla classe successiva solo gli studenti che hanno ottenuto, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ogni materia». Insomma, basta una sola insufficienza per ripetere l’anno.

E siccome gli alunni che, nel secondo quadrimestre, ne hanno avuta in pagella almeno una sono più o meno la metà (il 51,2 per cento in terza media), i bocciati sarebbero uno sproposito.

Ma noi italiani siamo gli inventori del celebre "aiutino", conosciamo bene l’arte della toppa. Così nelle scuole arriva un’invenzione che attenua la severità della riforma del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, e insieme evita di produrre un esercito di ripetenti oltre a una probabile valanga di ricorsi. Si chiama il "sei rosso".

I voti scritti in nero sulla pagella, o sui quadri esposti a fine anno, saranno veri e meritati; quelli in rosso saranno insufficienze mascherate per garantire la promozione.

Ai genitori verrà spedita una lettera che segnalerà le lacune del figlio nascoste dentro i sei colorati. Ma non sono previsti corsi estivi di recupero, perché il ministero non ha soldi e anzi taglia i fondi per risparmiare come può. Resteranno solo le lezioni private, per le famiglie che se le possono permettere.

Tra le curiosità di questo "aiutino", c’è anche che non nasce da una norma scritta uguale per tutti, ma dall’autonomia scolastica. Il "sei rosso", detto anche "sei politico", è un arrotondamento spontaneo, frutto del buonsenso degli insegnanti: alcune scuole lo faranno, altre no.

Il rigore della riforma Gelmini cala su una scuola che stava scivolando verso la deriva per la perdita di autorità degli insegnanti, l’esagerata protezione dei genitori, l’indisciplina o lo scarso impegno degli alunni. C’era bisogno di riportare un po’ di regole, si capisce. Ma graduali, credibili, condivise. Invece, queste nuove regole non segnano la fine di un andazzo, sembrano piuttosto un giro di vite sulla scuola dell’obbligo che rischia di tornare ad antiquati metodi di selezione.

Penso anch’io che i voti siano meglio dei giudizi che erano vaghi, difficili da interpretare. Il voto è semplice, dice subito tutto, mentre resta fumosa una frase come «Alunno con difficoltà di apprendimento, scarso interesse per la materia, poca socialità»: non lo invento, era il giudizio dato a un mio nipote affetto da timidezza; l’ha vinta e poi ha superato onorevolmente la maturità.

L’ultima osservazione è che la scuola non è un distributore di voti. Ma amore per il sapere, formazione insieme agli altri, conoscenza delle radici, sguardo sul futuro. Cioè una crescita morale che nessuna riforma, dalla più rigorosa alla più indulgente, potrà garantire.