L’AIUTINO CONTRO IL DECRETO GELMINI: COL SEI ROSSO NIENTE BOCCIATURA.
Ma la scuola è diversa
Il rigore della riforma Gelmini mette
un freno al lassismo del passato, Franca Zambonini, Famiglia Cristiana 10.6.2009 Un tempo a scuola c’erano i voti, poi sono arrivati i giudizi, ora sono tornati i voti e con essi ridiventa attuale la vecchia filastrocca scolastica:
«Pinocchietto va al palazzo
È attuale perché rimanda a una legge che sta mettendo in ansia
migliaia di alunni e le loro famiglie. E siccome gli alunni che, nel secondo quadrimestre, ne hanno avuta in pagella almeno una sono più o meno la metà (il 51,2 per cento in terza media), i bocciati sarebbero uno sproposito. Ma noi italiani siamo gli inventori del celebre "aiutino", conosciamo bene l’arte della toppa. Così nelle scuole arriva un’invenzione che attenua la severità della riforma del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, e insieme evita di produrre un esercito di ripetenti oltre a una probabile valanga di ricorsi. Si chiama il "sei rosso". I voti scritti in nero sulla pagella, o sui quadri esposti a fine anno, saranno veri e meritati; quelli in rosso saranno insufficienze mascherate per garantire la promozione. Ai genitori verrà spedita una lettera che segnalerà le lacune del figlio nascoste dentro i sei colorati. Ma non sono previsti corsi estivi di recupero, perché il ministero non ha soldi e anzi taglia i fondi per risparmiare come può. Resteranno solo le lezioni private, per le famiglie che se le possono permettere. Tra le curiosità di questo "aiutino", c’è anche che non nasce da una norma scritta uguale per tutti, ma dall’autonomia scolastica. Il "sei rosso", detto anche "sei politico", è un arrotondamento spontaneo, frutto del buonsenso degli insegnanti: alcune scuole lo faranno, altre no. Il rigore della riforma Gelmini cala su una scuola che stava scivolando verso la deriva per la perdita di autorità degli insegnanti, l’esagerata protezione dei genitori, l’indisciplina o lo scarso impegno degli alunni. C’era bisogno di riportare un po’ di regole, si capisce. Ma graduali, credibili, condivise. Invece, queste nuove regole non segnano la fine di un andazzo, sembrano piuttosto un giro di vite sulla scuola dell’obbligo che rischia di tornare ad antiquati metodi di selezione. Penso anch’io che i voti siano meglio dei giudizi che erano vaghi, difficili da interpretare. Il voto è semplice, dice subito tutto, mentre resta fumosa una frase come «Alunno con difficoltà di apprendimento, scarso interesse per la materia, poca socialità»: non lo invento, era il giudizio dato a un mio nipote affetto da timidezza; l’ha vinta e poi ha superato onorevolmente la maturità.
L’ultima osservazione è che la scuola non è un distributore di voti.
Ma amore per il sapere, formazione insieme agli altri, conoscenza
delle radici, sguardo sul futuro. Cioè una crescita morale che
nessuna riforma, dalla più rigorosa alla più indulgente, potrà
garantire. |