Gelmini impaurita dal voto di condotta

di Mario Pirani, la Repubblica 26.1.2009

Era stato salutato da qualche plauso – tra cui quello del sottoscritto – e da un coro di mugugni diffusi l'annuncio di Maria Stella Gelmini di volere applicare la decisione del suo predecessore all'Istruzione, Giuseppe Fioroni, volta a reintrodurre la piena validità del voto sul comportamento degli allievi delle secondarie – il famoso 7 in condotta, declassato ora a 5 – a partire da quest'anno.

Siamo allo scadere del primo quadrimestre e in molte scuole si è già provveduto ad attuare la direttiva, ma ora è sopravvenuto un decreto esplicativo che in realtà la rende del tutto inefficace. Duole pensare che la ministra si sia lasciata intimidire dalle proteste, dalle critiche e non di rado dagli immotivati insulti che hanno accompagnato un esordio che presentava, come sempre in un settore così difficile e complesso, aspetti negativi ma anche positivi, in un quadro di generale scarsità di mezzi finanziari. In questo caso, però, i soldi non c'entrano perché quel che smorza una svolta importante è la vischiosità di una vecchia pedagogia, imperante a sinistra come a destra. Bisogna, invece, tornare a dare un senso alle cose e capire quanto sia assolutamente indispensabile ridare a masse di adolescenti «spavaldi e fragili» la sensazione palpabile dell'esistenza di limiti di contenimento e di regole che nell'ambito di una comunità di studio e di formazione, fissino gli spazi della loro libertà e del rispetto individuale e collettivo. Un'altra esigenza, che deve essere recuperata, è che lo studio implica fatica, sforzo e utilizzazione prefissata del tempo. Si tratta di valori e norme messe in disuso negli ultimi decenni da una visione facile della vita e della scuola che la crisi delle famiglie e dell'insegnamento hanno favorito o tollerato per quieto vivere o per convincimento di opposte quanto dannose ideologie. Da un lato ha trionfato un permissivismo delegittimante ogni forma di autorità, in primis quella degli insegnanti, dall'altro si è fatta strada l'idea che la scuola sia un'azienda, dove i clienti hanno sempre ragione, e non un servizio pubblico dedito alla formazione dei giovani cittadini. L'involuzione pedagogica che ne è scaturita, assieme alla cattiva politica, hanno contribuito al degrado scolastico.

Tornare a una scuola del merito, dell'impegno, del rispetto tra docenti e discenti non sarà facile, se pure avverrà. Il voto di condotta, come la versione più severa dello Statuto degli studenti, introdotta da Fioroni per combattere il bullismo, sono solo due fra le tante misure prese, senza imbarcarsi in altre inutili riforme generali. In questa direzione si sono mossi i due ultimi ministri. La conferma di principio della Gelmini aveva già indotto molte scuole a varare nuove «griglie di valutazione del comportamento». Prendo ad esempio quelle del liceo Orazio di Roma con indicatori che vanno dal 10 (massimo voto) al 5 (bocciatura) e che fissano il rispetto delle norme che regolano la vita dell'istituto, l'assiduità nella frequenza e la riduzione al minimo delle entrate e uscite fuori orario, il grado di partecipazione attiva e motivata ai corsi, il comportamento corretto e collaborativo all'interno della comunità scolastica. Per intendersi le occupazioni pretestuose, l'uso del telefonino, il fumo, il disturbo sistematico delle lezioni, l'andirivieni ad libitum ed altre inadempienze concorrono al voto di condotta. Altre scuole si apprestavano a discutere e introdurre analoghe griglie ma dopo il decreto ministeriale tutto ciò rischia di essere vanificato, in quanto il voto negativo in condotta può essere comminato solo «in presenza di comportamenti di particolare gravità», che comportano la sospensione per più di 15 giorni. E, cioè, specifica ancora il decreto di «reati (sic) che violano la dignità e il rispetto della persona umana» o quando vi sia «pericolo per l'incolumità delle persone». Non basta: la sanzione «non può riferirsi ad un singolo episodio» (anche se è un reato grave?) ed è, inoltre, soggetta a revisione di fronte ad «apprezzabili e concreti cambiamenti nel comportamento». È evidente che assimilando al bullismo criminale l'indisciplina cronica e fuori controllo che imperversa in tante scuole, soprattutto professionali e periferiche, il ministero rende impossibile sanzionare la pessima condotta.«Con una simile interpretazione del voto di condotta questo non servirà a nulla» dice sconsolato Marcello Di Pasquale, vice preside di una scuola di frontiera sul Raccordo anulare di Roma, la "Giovanni e Francesca Falcone", dove vi sono persino alunni in arresto domiciliare con deroga scolastica per droga. Come dargli torto?