“Colui che non sa le lingue straniere,
non sa nulla della propria”

di Patrizia Arcidiacono, ScuolaOggi 8.2.2009

Sarebbe bello vedere in uno stesso tavolo il grande Goethe accompagnato dal nostro Ministro dell’Istruzione Gelmini, in una disquisizione a lume di candela sul perché nella citazione sia stato usato il plurale e non un sostantivo singolare; Con le sue idee settecentesche riusciva a capire l’importanza, per un adolescente, di mettersi in gioco in un contesto europeo dove è indispensabile possedere un approccio interculturale alla vita anche sotto un profilo linguistico.

Parlo però di multilinguismo.

Oggi tutto transita attraverso le lingue e l’apprendimento di più lingue straniere e di riflesso di più culture rappresenta un’importante risorsa per i nostri ragazzi, un arricchimento non soltanto educativo, ma anche culturale, sociale, economico, occupazionale e politico.

Ahimè, le decisioni di questi ultimi anni risultano, invece, sempre più arcaiche e retrograde anche rispetto alla mentalità settecentesca.

La scuola media, o meglio la scuola in generale, è al centro di un autentico tsunami… Con il nuovo decreto Gelmini le 2 ore di L2 (per L2 si indica la seconda lingua) dovranno farsi da parte per fare spazio alla lingua inglese. Lingua indubbiamente fondamentale ed essenziale ma tuttavia ciò non dovrebbe entrare in conflitto con la promozione dello studio di altre lingue: anche le raccomandazioni di Lisbona parlano di più lingue, nell’Europa multilingue in cui viviamo sapere una sola lingua straniera è davvero limitante. Anche l’Unione Europea ha stabilito che “almeno due lingue comunitarie oltre a quella materna" è ormai una "condizione indispensabile per permettere ai cittadini dell'Unione europea di beneficiare delle opportunità professionali e personali offerte dal grande mercato interno senza frontiere".

E noi invece cosa facciamo? Decidiamo che l’importante sia studiare una sola lingua, offrendo al genitore la possibilità di scegliere se far studiare al proprio figlio solo la lingua inglese o anche una seconda lingua. Che brutto ruolo essere genitori…!!! Devono educare, amare, seguire i propri figli ed in più, dal prossimo anno, decidere quale frontiera europea aprirgli. Sempre che il genitore sia capace di farlo, sennò si seguirà la maggioranza e problema risolto!!!

Ma risolto per chi? Sicuramente per lo Stato, meno lingue = meno insegnanti, quindi più tagli e più precari che dopo una vita dedicata allo studio, vedono i loro sacrifici frantumati e ridotti in polvere.

E in tutto ciò i sindacati dove sono? Forse nelle piazze con grandi megafoni ma con le mani bloccate e le orecchie tappate, sordi del malcontento di milioni di insegnanti stanchi di vedere la qualità sostituita dalla quantità.

Non c'è dunque da stupirsi se gli insegnanti di lingue si stiano mobilitando in vario modo per dare voce a questo disappunto verso la riforma Gelmini.

Anche l’Unione Europea si mostra sensibile a questa protesta iniziata dagli insegnanti di lingue straniere essendo l’unico Paese in cui non viene portato avanti lo studio delle lingue: se il ministro decide di eliminare la seconda lingua dalle scuole medie inferiori, la Francia eliminerà lo studio dell’italiano dalle sue scuole. Verrebbe quindi precluso anche lo studio dell’italiano all’estero in tutte le scuole di tutti i gradi. A livello europeo si creerebbe quasi un incidente diplomatico. Ma cosa succederà a noi poveri insegnanti di seconda lingua? Chi ci restituirà l’investimento fatto per le abilitazioni SISS, obbligatorie e unico mezzo attuale per poter insegnare? Che siano state solo un pretesto per ingrossare gli introiti delle università alle quali è affidata l’organizzazione di tali corsi? E soprattutto come potremo andare avanti in futuro se un futuro ci viene precluso.

Perchè non si vuole comprendere che trascurare lo sviluppo della conoscenza, dell'apprendimento, dell'insegnamento delle lingue straniere è una miopia colpevole e pericolosa, che ci esclude e ci penalizza nei confronti dell'integrazione sociale e delle relazioni economiche?!