DIRITTO DI CRONACA

Le condanne di San Giuliano

Cinque colpevoli per il crollo della scuola durante il terremoto del 2002:
"sbagliati i lavori"

Flavia AmabileLa Stampa 26.2.2009

Sono stati condannati in cinque al processo d'appello per il crollo della scuola «Francesco Jovine» di San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso. Il giudice legge la sentenza e nell’aula parte un applauso, quello dei papà e delle mamme delle vittime. «Giustizia è fatta», dicono. Era il 31 ottobre 2002 quando vi fu una scossa di terremoto che fece crollare un unico edificio in tutto il Molise: la scuola di San Giuliano. Morirono 27 bambini e una maestra. Gli imputati erano sei: accusati di omicidio, disastro e lesioni colposi, concorso in falso ideologico. In primo grado, nel luglio 2007, furono tutti assolti perchè secondo i giudici il fatto non sussisteva. La colpa, insomma, era del terremoto. I giudici della Corte d’Appello, invece, sono giunti alla conclusione opposta: la scuola ha seppellito la scolaresca perché l'edificio era stato ristrutturato e sopraelevato in maniera del tutto sbagliata.

Giuseppe La Serra, progettista e direttore dei lavori, e Mario Marinaro, dipendente comunale responsabile della pratica per la sopraelevazione dell'edificio sono stati condannati a 6 anni e 10 mesi. Cinque anni di reclusione per gli imprenditori Carmine Abiuso e Giovanni Martino. Due anni e 11 mesi di reclusione per l'ex sindaco di S.Giuliano, Antonio Borrelli, che perse la figlia nella tragedia e che non sconterà la pena perché coperta dall'indulto. A queste vanno aggiunti i danni da risarcire: 150 mila euro per ognuna delle parti civili per ogni famigliare deceduto e 100 mila euro per le parti civili in relazione a chi rimase ferito nel crollo. Giuseppe La Serra, Mario Marinaro, Giovanni Martino e Carmine Abiuso sono stati interdetti perpetuamente dai pubblici uffici: per La Serra, Martino e Abiuso è stata decisa anche l’interdizione per cinque anni dalle rispettive professioni. Assolto Giuseppe Uliano, titolare dell'impresa appaltatrice del primo lotto della scuola.

Gli avvocati degli imputati condannati hanno già annunciato di voler fare ricorso in Cassazione. Nessuno degli imputati era presente in aula al momento della lettura della sentenza, le motivazioni saranno rese note entro novanta giorni. Il procuratore generale Claudio Di Ruzza aveva chiesto pene tra i tre e i sette anni. L'impianto accusatorio, dunque, è stato sostanzialmente accettato dalla Corte. E lui, il procuratore che aveva sostenuto l’accusa in appello, ora commenta: «Non è una vittoria, ma semplicemente giustizia». L’associazione Onlus Cittadinanzattiva sottolinea anche che si tratta di «una sentenza storica» perché «riconosce il diritto al risarcimento dei cittadini che si impegnano in prima persona attraverso la mobilitazione, denunce, campagne, per garantire la sicurezza nelle scuole e sul territorio».

La mattina del 31 ottobre di oltre sei anni fa nella scuola «Francesco Iovine» erano presenti quattro insegnanti, due bidelli e 58 bambini. L’edificio crollò in un istante. Si scavò per tutto il giorno, dai vigili del Fuoco alle persone del posto, anche a mano perché erano inutilizzabili i mezzi meccanici. Ancora la sera furono estratte persone vive. La mattina seguente i Vigili del Fuoco comunicarono di non sentire più voci provenire da sotto le macerie. Da quel momento in poi i familiari delle vittime ebbero un solo obiettivo: dimostrare che i lavori di ristrutturazione dell’istituto erano sbagliati.

Nel luglio del 2007 i sei imputati furono tutti assolti dal tribunale di Larino. Dopo la sentenza c’erano state scene di rabbia da parte dei familiari delle vittime che avevano urlato: «Ce li avete ammazzati due volte». E poi insulti e anche lanci di sedie. Erano dovuti intervenire i carabinieri per evitare una rissa. Ieri l’applauso e un grido: «Giustizia è fatta».