L'indagine di AlmaLAurea su 27 mila diplomati di quest'anno
"Proviamo ad approfondire i nostri interessi e avere un lavoro meglio retribuito"

"L'università vale ancora la pena"
Dopo la scuola il sogno della laurea

"Affidiamo nelle sue mani la speranza di immaginare un futuro meno nomade"

di Federico Pace, la Repubblica 11.12.2009

Guardano all'università come al luogo dove apprendere il necessario per l'agognato lavoro. Gli atenei sono per loro le istituzioni dove approfondire interessi e curiosità culturali. Convinti anche, forse a ragione, che passare da quelle aule gli darà pure modo di ottenere un posto meglio retribuito. Qualcuno, è vero, è più incerto e non sa se è il caso di dare retta alla rabbia dei fratelli maggiori che in questi anni, nonostante gli studi, sono sempre più privati di opportunità. Ma la gran parte dei diplomati italiani è ancora convinto che, al termine delle superiori, valga ancora la pena di insistere. E sognare una laurea.

E' quanto emerge dal Profilo dei diplomati 2008, l'indagine presentata da AlmaDiploma a Firenze. Lo studio prende in considerazione oltre 27 mila diplomati di 245 istituti scolastici. Nel rapporto, insieme alle buone pratiche sull'orientamento nella scuola, ci sono i percorsi dei ragazzi collegati all'origine sociale, la riuscita scolastica, le valutazioni e le prospettive degli studenti.

Nonostante l'incerto destino a cui sono chiamati a confrontarsi i giovani laureati, l'università rimane ancora la meta a cui tendono un sempre maggior numero di ragazzi. Intende iscriversi a un ateneo il 64,9 per cento dei neodiplomati di quest'anno. Poco più di quanti non fossero l'anno scorso (64,4 per cento) e ancor più di quanti erano negli anni passati: nel 2006 erano il 63,9 per cento e nel 2004 il 59,3 per cento.

Motivi e convinzioni. Ma quali sono le ragioni che li spingono verso l'università così tanto bistratta? Tre quelle menzionate da quasi tutti: "Conseguire la laurea in modo da poter svolgere l'attività professionale preferita, approfondire i propri interessi culturali e avere in futuro un lavoro ben retribuito". Sogni si dirà, eppure ben radicati. Qualche differenza si riscontra a seconda dei percorsi di studio effettuati. Tra i liceali prevale la prospettiva di una professione soddisfacente mentre la retribuzione è il fattore dirimente per i diplomati tecnici. Fanno leva sull'utilità della formazione e sull'approfondimento di interessi culturali, i diplomati provenienti da un indirizzo professionale.

Il destino obbligato dei liceali. E' comunque soprattutto chi esce da un liceo a pensare ad un ateneo come al proprio sbocco naturale. Il 93 per cento dei liceali diplomati nel 2009 desidera iscriversi ad un corso di laurea mentre negli indirizzi tecnici, seppure la scelta prevalente rimane l'iscrizione all'università (52 per cento), sono numerosi quelli che non hanno intenzione di proseguire gli studi (39 per cento). I ragazzi che escono dagli indirizzi professionali sono gli unici che in maggioranza non vogliono rimanere in un'aula a studiare (50 per cento), lasciando quelli con l'"idea dell'università" in minoranza (31 per cento).

La decisione di un 14enne. Si confermano così, ancora una volta, dal punto di vista delle prospettive post-diploma, caratterizzazioni nettissime dei percorsi di studio. Quello che si sceglie dopo le medie inferiori, finisce quasi per determinare tutto quello che verrà dopo. "Con poche eccezioni - spiega Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea - scegliendo un percorso di studio liceale si è presa a 14 anni una decisione che di fatto porta all'università". Ma non solo. "L'indirizzo di studio nella scuola superiore e il genere - prosegue Cammelli - influenzano in modo rilevante anche la scelta del corso universitario".

I corsi preferiti. Dopo il liceo i ragazzi pensano soprattutto a ingegneria, a corsi del gruppo economico-statistico e a medicina-odontoiatria. Le liceali programmano, dal canto loro, corsi per le professioni sanitarie, medicina o giurisprudenza. Per gli indirizzi tecnici e in particolar modo per i professionali, spiegano gli autori del rapporto, "l'accesso all'università non è generalizzato e la probabilità di iscriversi dipende da più fattori: il genere, il contesto socioeconomico familiare, il voto di diploma e la regolarità nel percorso scolastico".

Il peso della formazione dei genitori. D'altronde l'intero percorso degli studenti sembra caratterizzato da questi elementi. Evidenze se ne riscontrano più volte nel rapporto. Più di quattro ragazzi su dieci, fra i neodiplomati nel 2009, con almeno un genitore laureato, arriva dalle medie con un ottimo in pagella. Questa percentuale scende al 28 per cento per i figli di genitori con al più il diploma di maturità e al 14 per cento per i figli di genitori con grado di istruzione inferiore. Allo stesso tempo, la presenza di diplomati con genitori in possesso di titoli di studio elevati tocca cifre massime fra i diplomati classici, scientifici e linguistici. Tale valore si riduce fra i tecnici e diventa minimo fra i professionali.