si parte nel prossimo anno scolastico.
l'assessore moretti: «così evitiamo che si creino scuole ghetto»

Stranieri, quote anche all'asilo

Vicenza, si allarga a materne e medie il progetto delle elementari

di Elfrida Ragazzo da Il Corriere del Veneto, 22.12.2009

VICENZA – In nome dell’integrazione, le quote stranieri coinvolgono anche i bambini dell’asilo. Saranno le scuole dell’infanzia cittadine la prossima sfida dell’amministrazione comunale di Vicenza, intenzionata ad ampliare il suo «piano territoriale scolastico». Entrato in vigore da quest’anno nelle prime elementari, il progetto sta per essere introdotto anche alle materne e alle medie. Con regole, sia nel caso dei bimbi in età prescolare che di studenti adolescenti, più flessibili. Rimarrà, invece, la quota del 30 – 35 per cento di presenza di alunni non italiani. «Vogliamo estendere il piano – conferma l’assessore all’Istruzione e vicesindaco di Vicenza Alessandra Moretti – a tutte le scuole, dalle materne alle medie, e l’intenzione è di iniziare già con il prossimo anno scolastico. Abbiamo incontrato i dirigenti per verificare che non ci siano problemi, ma alle elementari il piano ha funzionato e quindi procediamo».

Avanti tutta, insomma, con il programma che il Comune ha cominciato ad elaborare ancora nel 2008 anticipando l’indirizzo espresso in occasione dell’inizio dell’attuale anno scolastico dal ministro dell’Istruzione Maristella Gelmini. Confortati dai risultati, i dirigenti degli undici istituti comprensivi di Vicenza e gli addetti dell’assessorato alla Scuola stanno infittendo gli incontri per rendere operativo il piano in tutto il ciclo scolastico di competenza comunale. Oltre ai limiti della presenza di stranieri, voluta per ottenere una distribuzione equilibrata, il piano comprende anche l’iscrizione alla scuola del quartiere, quella più vicina alla residenza degli alunni. Il motto rimane sempre lo stesso: «Vogliamo solamente scuole di serie A – come precisava ancora lo scorso gennaio presentando la sperimentazione l’assessore Moretti – e con questo piano intendiamo fare in modo che non si creino mai scuole ghetto. Il limite del 30 – 35 per cento ci consente di assicurare un’adeguata integrazione degli stranieri e, contemporaneamente, una soddisfacente qualità dell’offerta formativa generale».

In prima elementare, piattaforma di partenza della sperimentazione targata Vicenza, nell’anno scolastico 2008-09 gli alunni non residenti ammontavano all’8,8 per cento e le quote nell’anno in corso (tranne alla Fraccon con il 38,6 contro il 31,1 dell’anno scorso e Colombo con il 38,2 contro il 39,5 del 2008) sono state rispettate. Qualche aggiustamento funzionale servirà per le scuole dell’infanzia e per le medie. Proprio per tale motivo, in questi giorni, si sta lavorando. In particolare, si pensa a un maggiore accesso per i bambini dell’asilo: probabilmente non si procederà per classi, visto che qui le sezioni sono composte da età miste, ma per nuovi entrati. Inoltre, potrebbe essere garantito un punteggio per entrare in una struttura rispetto ad un’altra in base alla vicinanza non solo della residenza della famiglia, ma anche a quella dei nonni, del luogo di lavoro dei genitori, della presenza di un fratello.

Per le medie, invece, si sta cercando di trovare un giusto equilibrio tra la scuola di quartiere e la scuola scelta in base alle preferenze degli alunni. Esistono, infatti, istituti che si dedicano in modo particolare a specifiche discipline, come ad esempio gli indirizzi musicali. Per permettere, quindi, ai ragazzi di scegliere in base alle inclinazioni e nel contempo non avere scuole che «scoppiano» e altre vuote, assessorato e presidi stanno lavorando a varie soluzioni. Il piano aveva destato anche l’interesse della Commissione europea. Pur non commentando nei dettagli la misura, e precisando di non avere competenze per dire agli Stati membri come organizzare le classi scolastiche, l’organo esecutivo dell’Unione europea ancora nei primi mesi del 2009 aveva spiegato che la proposta vicentina può essere «giustificata» se viene perseguito «il legittimo obiettivo dell’integrazione» e se «i mezzi per perseguire questo obiettivo sono appropriati e necessari».