Cortei, regole e manganelli: da TuttoscuolaNews N. 420, 14 dicembre 2009 Il sessantotto è passato da quasi quarantadue anni, ma il rito autunnale delle occupazioni studentesche, precedute o seguite da scioperi e cortei, non sembra subire variazioni. Ogni generazione di allievi, evidentemente, avverte il bisogno di fare questa esperienza in prima persona, quasi si trattasse di una cerimonia di iniziazione. Le motivazioni cambiano nei contenuti, ma hanno in comune un’idea di fondo: che agli studenti sia stata fatta un’ingiustizia. Di volta in volta perché la scuola è “di classe”, perché la riforma di turno non va bene (anche se riguarda la generazione successiva), perché le scuole sono vecchie, i libri inadeguati e costosi, i professori nozionisti, i presidi autoritari, perché…. Anche le dinamiche di sviluppo dei movimenti si ripetono: dalle iniziative che riguardano singole scuole (in crescendo: sciopero, autogestione, occupazione), a quelle di reti di scuole, ai cortei, per arrivare infine allo scontro con le forze dell’ordine, percepite simbolicamente come garanti del “sistema”, della sua opaca impermeabilità alle richieste degli studenti. E’ anche una costante il fatto che all’interno dei movimenti, quando coinvolgono grandi numeri di partecipanti, si creino avanguardie, gruppi più decisi ad agire, fino allo scontro fisico con coloro che sono istituzionalmente addetti a far rispettare le “regole”. Magari ricorrendo al manganello, come è successo (ancora una volta) nei giorni scorsi. |