SCUOLA

Tecnici e professionali,
riforma 2010 li trasformerà

Orari e indirizzi ridotti, stop titoli simili, più vicini lavoro
Obiettivo, raccordo più stretto con mondo lavoro
Nei professionali più flessibilità scuole per stesura programmi

  ApCOM, 29.12.2009

Roma, 29 dic. (Apcom) - La riforma della scuola superiore, in via di approvazione presso le commissioni parlamentari, non prevede solo l'attuazione dei nuovi corsi del primo anno dei licei, ma anche dei percorsi formativi riguardanti gli istituti tecnici e professionali: si tratta di percorsi, alternativi ai licei, che oggi raccolgono circa 1 milione e 400mila studenti, pari ai due terzi degli iscritti all'istruzione superiore. Se, come appare assai probabile, nei prossimi giorni le commissioni parlamentari dovessero dare l'ok decisivo all'intero impianto di riforma, anche questa tipologia di scuola superiore subirà uno stravolgimento rispetto all'assetto formativo in vigore dagli anni Sessanta.

I nuovi istituti saranno caratterizzati - attraverso l'eliminazione dei profili in disuso e soprattutto dei titoli simili (non ci sarà più ad esempio l'istituto tecnico commerciale e l'istituto professionale per il commercio oppure l'istituto tecnico industriale per la meccanica e il corrispettivo istituto professionale per la meccanica) - da una sensibile riduzione degli indirizzi: i tecnici passeranno dagli attuali 10 settori e 47 indirizzi ad appena 2 soli settori e 11 indirizzi; i professionali, invece, si ridurranno da 27 a soli 6 indirizzi complessivi. Ma non sono solo queste le novità che caratterizzeranno i nuovi corsi.

Oggi in Italia gli istituti tecnici sono 1.800 e sono frequentati da 873.522 studenti: il nuovo regolamento prevede la limitazione degli indirizzi ed il rafforzamento di ampie aree scientifiche e tecniche di rilevanza nazionale: i nuovi istituti tecnici si divideranno in due settori - economico e tecnologico - ed avranno un orario settimanale corrispondente a 32 ore di lezione, contro le attuali 36 'virtuali' (della durata media di 50 minuti).

Nel settore economico sono stati inseriti due indirizzi: il primo è amministrativo, finanza e marketing; il secondo dedicato al turismo. Nel settore tecnologico invece sono stati definiti nove indirizzi: meccanica, meccatronica ed energia; trasporti e logistica; elettronica ed elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.

Il Miur ha comunicato che con i nuovi programmi verranno introdotte "metodologie innovative basate sulla didattica laboratoriale, ovvero su una metodologia che considera il laboratorio un modo efficace di fare scuola in tutti gli ambiti disciplinari, compresi gli insegnamenti di cultura generale (per esempio. Italiano e storia)". I nuovi istituti tecnici sono inoltre caratterizzati da un'area di istruzione generale comune a tutti e due i percorsi e in distinte aree di indirizzo che potranno essere articolate, sulla base di un elenco nazionale continuamente aggiornato nel confronto con le Regioni e le Parti sociali, in un numero definito di opzioni legate al mondo del lavoro, delle professioni e del territorio.

I nuovi "istituti tecnici avranno a disposizione ampi spazi di flessibilità (30% nel secondo biennio e 35% nel quinto anno) all'interno dell'orario annuale delle lezioni dell'area di indirizzo. Questi spazi di flessibilità si aggiungono alla quota del 20% di autonomia rispetto al monte ore complessivo delle lezioni di cui già godono le scuole. In questo modo possono essere recuperati e valorizzati settori produttivi strategici per l'economia del Paese (come, ad esempio, la plasturgia, la metallurgia, il cartario, le costruzioni aereonautiche)".

Il percorso didattico degli istituti tecnici sarà così strutturato: un primo biennio, dedicato all'acquisizione dei saperi e delle competenze previsti per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e di apprendimenti che introducono progressivamente agli indirizzi in funzione orientativa; un secondo biennio e un quinto anno, che costituiscono un complessivo triennio in cui gli indirizzi possono articolarsi nelle opzioni richieste dal territorio e dal mondo del lavoro e delle professioni; il quinto anno si conclude con l'esame di Stato, le cui commissioni giudicatrici potranno avvalersi anche di esperti (in linea con il rafforzamento del rapporto con il mondo del lavoro e delle professioni).

A livello di singole materie saranno incrementate le ore dello studio della lingua inglese ed è stata prevista la possibilità di introdurre lo studio di altre lingue straniere. E' previsto, inoltre, l'insegnamento di scienze integrate, al quale concorreranno, nella loro autonomia, le discipline di "Scienze della terra e biologia", di "Fisica" e di "Chimica", con l'obiettivo di potenziare la cultura scientifica secondo una visione sistemica.

Il regolamento prevede l'introduzione di nuovi modelli organizzativi per sostenere il ruolo delle scuole come centri di innovazione, attraverso la costituzione di dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti per un aggiornamento costante dei percorsi di studio, soprattutto nelle aree di indirizzo; l'istituzione di un comitato tecnico-scientifico, con composizione pariretica di docenti ed esperti, finalizzato a rafforzare il raccordo sinergico tra gli obiettivi educativi della scuola, le innovazioni della ricerca scientifica e tecnologica, le esigenze del territorio e i fabbisogni professionali espressi dal mondo produttivo.

Nel regolamento dei nuovi istituti tecnici è prevista poi la realizzazione di un ufficio tecnico per migliorare l'organizzazione e la funzionalità dei laboratori e la loro sicurezza per le persone e per l'ambiente, oltre che il monitoraggio e valutazione delle innovazioni anche in relazione alle indicazioni dell'Unione europea. "Le norme introdotte - spiegano dal Miur - hanno come obiettivo la creazione di un raccordo più stretto con il mondo del lavoro e delle professioni, compreso il volontariato e il privato sociale, attraverso la più ampia diffusione di stage, tirocini, alternanza scuola-lavoro".

Quando si fa riferimento alla riforma della secondaria, quello degli istituti professionali è il segmento formativo di cui si parla meno. Il motivo è puramente tecnico: la sua entrata in vigore (che sulla base della revisione del titolo V della Costituzione prevede il passaggio dell'organizzazione dei corsi dallo Stato alle regioni), necessita di un accordo preliminare con i governatori: è alle giunte regionali, infatti, che verrà affidato l'intero pacchetto formativo, oggi frequentato da oltre mezzo milione di studenti.

Mentre programmi base e gestione del personale rimarranno sotto l'ala dello Stato. Il problema è che la maggior parte delle regioni non si sono dimostrate d'accordo e lo hanno ribadito nell'ultimo incontro svolto presso Conferenza nazionale convocata da Vasco Errani: alcune, come la Lombardia, sono invece già pronte tanto da essere partite già dall'a.s. in corso con il nuovo modello di gestione autonoma.

Premesso che i nodi organizzativi del nuovo modello ad oggi non sembrano ancora del tutto sciolti (secondo alcuni addetti ai lavoti rimangono in piedi anche dei dubbi su un nuovo percorso di formazione professionale non del tutto il linea con il dettato costituzionale che impone allo Stato la paternità dell'organizzazione scolastica nazionale), vediamo cosa contengono i regolamenti che nei prossimi giorni le commissioni parlamentari si apprestano a votare mutando non poco l'assetto degli attuali 1.425 istituti professionali (suddivisi in cinque settori di istruzione, con 27 indirizzi) frequentati quest'anno da 545.229 studenti.

Con il riordino del settore, i nuovi professionali si articoleranno in due macrosettori: per il settore dei 'servizi' e per il settore 'industria e artigianato'. Anche questo genere di scuole superiori subiranno un decremento del quadro orario settimanale: il nuovo corrisponderà a 32 ore di lezione effettive, contro le attuali 36 della durata media di 50 minuti.

Ai due settori corrisponderanno complessivamente sei indirizzi; di queste cinque riguarderanno il primo settore, quello dei 'servizi'. Che si articolerà in servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale; servizi per la manutenzione e l'assistenza tecnica; servizi socio-sanitari; servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera; servizi commerciali. Mentre il percorso 'industria e artigianato' in quello delle produzioni artigianali e industriali.

Gli istituti professionali avranno maggiore flessibilità rispetto agli istituti tecnici. In particolare gli spazi di flessibilità nell'area di indirizzo riservati agli istituti professionali, aggiuntivi alla quota del 20% di autonomia già prevista, ammontano al 25% in prima e seconda, al 35% in terza e quarta, per arrivare al 40% in quinta. "Nelle quote di flessibilità - spiega il ministero dell'Istruzione - sarà possibile articolare le aree di indirizzo in opzioni", ma anche "introdurre insegnamenti alternativi inclusi in un apposito elenco nazionale , definito con decreto ministeriale, per rispondere a particolari esigenze del mondo del lavoro e delle professioni, senza incorrere in una dispendiosa proliferazione e frammentazione di indirizzi".

La struttura del percorso quinquennale delle nuove scuole professionali si articolerà attraverso un primo biennio, un secondo biennio (al termine del quale sarà già possibile conseguire il titolo spendibile nel mondo del lavoro) ed quinto anno facoltativo (che continuerà a dare accesso all'università). Potranno utilizzare le quote di flessibilità per organizzare percorsi per il conseguimento di qualifiche di durata triennale e di diplomi professionali di durata quadriennale nell'ambito dell'offerta coordinata di istruzione e formazione professionale programmata dalle regioni nella loro autonomia, ma solo sulla base di specifici accordi con il Miur.

I nuovi regolamenti prevedono, inoltre, più ore di laboratorio, oltre che di stage, tirocini ed esperienze di alternanza scuola-lavoro, "per apprendere - sottolinea il Miur - in contesti operativi soprattutto nel secondo biennio e nel quinto anno". Largo anche a determinati percorsi formativi finalizzati a sostenere il ruolo delle scuole come centri di innovazione, attraverso la costituzione di dipartimenti, quali articolazioni funzionali del collegio dei docenti per favorire l'integrazione disciplinare e la progettazione formativa.

Come per i tecnici, anche per il settore professionale il Miur ha programmato l'istituzione "di un comitato tecnico-scientifico, con composizione paritetica di docenti e di esperti del mondo del lavoro, delle professioni, che ha funzioni consultive e di proposta per organizzazione aree di indirizzo e utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità", oltre che "la realizzazione di un ufficio tecnico (per gli istituti settore industria e artigianato) con il compito di organizzare in maniera funzionale i laboratori, il loro adeguamento alle innovazioni tecnologiche, le misure necessarie per la sicurezza delle persone e dell'ambiente".