Stop ai nuovi licei
Il Consiglio di Stato chiede al ministero
dell'Istruzione chiarimenti e la riforma si blocca
Flavia Amabile, La Stampa 15.12.2009
Nemmeno il Consiglio di Stato sembra
convinto della riforma delle scuole superiori voluta dal ministro
dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ha sospeso la valutazione e
preferito chiedere un chiarimento. Il parere è del 9 dicembre ed è
piuttosto critico. Secondo i giudici i regolamenti del ministero si
occupano di materia su cui non ha competenza. «Non è chiaro se il
testo predisposto dal ministero si mantenga nei limiti della
delega», avvertono. La norma di delega prevede, infatti, la «sola
ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola
anche attraverso la razionalizzazione dei diversi piani di studio e
relativi quadri orari». I giudici invece rlevano come il testo del
regolamento invece, «sembra spingersi ben oltre la mera
razionalizzazione dei piani di studio e degli orari». E, dunque,
chiedono al ministero un chiarimento «indicando su quale base abbia
proceduto all'estensione dell'oggetto di delega e se le finalità di
contenimento della spesa e di razionalizzazione delle risorse umane
e strumentali giustifichino l'ampia revisione operata».
Il ministro Gelmini
fornirà le spiegazioni sollecitate dal Consiglio, ma non sembra
disposta a fare marcia indietro. Sempre più probabile, invece, è lo
spostamento del termine per le iscrizioni alla scuola secondaria
superiore alla metà o alla fine di marzo
La bozza di riforma prevede,
infatti, che alcuni punti fondamentali (obiettivi specifici di
apprendimento, articolazione delle cattedre e definizione degli
indicatori per la valutazione) vengano introdotti attraverso un
semplice decreto ministeriale.
Il Consiglio di Stato, invece, ritiene che occorra l'approvazione di
una legge. Ma un provvedimento di questo tipo necessiterebbe tempi
decisamente lunghi vanificando in partenza l'obiettivo del ministro
di creare già da settembre delle prime classi sulla base dei nuovi
programmi.
Ma a non funzionare
sono anche alcuni aspetti tecnici. L'articolo 10 del regolamento di
riforma, ad esempio, quello che stabilisce limiti previsti per le
scuole nel definire i piani di studio che invece gli istituti in
genere scelgono da sé sulla base di esigenze specifiche
territoriali. Palazzo Spada ha chiesto al ministero di chiarire se i
limiti sono stati coordinata con le norme che stabiliscono
l'autonomia delle istituzioni scolastiche e, insomma, vorrebbe
maggiore spazio per le decisioni delle scuole.
Perplessi i giudici del Consiglio di
Stato anche sugli organi collegiali. I nuovi
regolamenti ministeriali prevedono l'introduzione di dipartimenti,
composti da docenti individuati dal collegio dei docenti, e la
creazione di un comitato scientifico formato da docenti e da esperti
esterni.
Non rientra nella delega
e, piuttosto, rilevano, «sarebbe più coerente con l'obiettivo di
realizzare l'autonomia, lasciare alle istituzioni scolastiche la
scelta in merito all'opportunità di istituire tali organi». Infine,
perplessità sul graduale passaggio al nuovo ordinamento. A palazzo
Spada non piace che la confluenza dei percorsi liceali e delle
sperimentazioni avvenga senza consultazioni.