Chi affonda il fondo per il merito? da TuttoscuolaNews N. 419, 7 dicembre 2009 Uno dei bersagli preferiti delle manifestazioni studentesche contro le riforme Gelmini (versante università) è il cosiddetto “Fondo per il merito”: “pochi milioni di euro per finanziare borse di studio per i migliori studenti selezionati alla maturità sulla base di test standard come avviene in tutte le parti del mondo”, come ha scritto sul Corriere della Sera di sabato scorso un suo sostenitore, Roger Abravanel, autore l’anno scorso del bestseller “Meritocrazia”, apprezzato dal ministro. Gli studenti – o meglio quella parte di studenti che partecipa alle manifestazioni – sostengono che in questo modo verrebbero sottratte risorse all’università, che è di tutti, in favore del successo individuale di pochi. Ma non ha torto Abravanel, che ha una vasta conoscenza internazionale delle tecniche di selezione e valorizzazione del personale, ad osservare che il “Fondo” favorirebbe l’accesso alle migliori università di studenti meritevoli, compresi alcuni che mai potrebbero permetterselo per ragioni economiche. Da ciò trarrebbe vantaggio l’intera società, e non solo gli studenti destinatari delle borse. Ma l’aspetto più interessante della proposta è quello che riguarda la scelta dei borsisti, che verrebbe fatta sulla base non del curriculum e/o del voto di maturità, ma dell’esito di un apposito test standardizzato: qualcosa di simile all’americano SAT reasoning test, un test pluridisciplinare, integrato da una composizione scritta, gestito e valutato da un soggetto indipendente, esterno al sistema scolastico. In America serve per iscriversi alle migliori università, che lo richiedono. In Italia servirebbe per consentire ai vincitori delle borse di scegliere dove studiare, nel presupposto che la scelta cada sulle sedi ritenute migliori. La domanda è: e perché no? Senza dimenticare, però, che la questione centrale sta nell’affidabilità della valutazione dei docenti della secondaria, presupposto per far recuperare autorevolezza alla scuola secondaria, a sua volta indispensabile per evitare il lassismo che investe i giovani studenti. |