Contributi alle scuole: di Massimo Donaddio, Il Sole 24 Ore 14.4.2009
Un contributo "volontario" ormai sempre più conosciuto dalle famiglie
italiane con figli in età scolare. Lo annuncia, solitamente, un
bollettino che viene consegnato alle famiglie nel momento in cui
queste devono iscrivere i ragazzi all'anno scolastico successivo. La
richiesta, sempre più pressante, delle scuole, è quella di soldi per
attività extracurriculari, che di fatto rivestono un'importanza
sempre maggiore nelle attività dell'anno scolastico e di cui è
sempre più difficile fare a meno.
Laboratori, corsi di recupero e consolidamento, pagamenti di
insegnanti aggiunti a completamento dell'offerta formativa: è
amplissima la gamma di utilizzo di un contributo economico che viene
adoperato dalle scuole come "tappabuchi" per le risorse che il
ministero della Pubblica Istruzione non è più in grado di mettere a
disposizione, dopo l'ultima manovra finanziaria che ha portato
consistenti tagli al bilancio dell'istruzione.
La legge prevede che i contributi vadano a implementare l'innovazione
tecnologica, l'edilizia scolastica e l'ampliamento dell'offerta
formativa: di fatto il confine tra ciò che è realmente sovvenzionato
con i soldi che le famiglie "donano" alle scuole è piuttosto labile
e concretamente gli istituti scolastici tendono a utilizzare le
risorse dove meglio credono (dalla carta per le fotocopie al
funzionamento dei laboratori, ai computer).
Da due anni a questa parte - in conseguenza del decreto Bersani - è
possibile detrarre le donazioni - letteralmente, "le erogazioni
liberali" agli istituti scolastici - nella dichiarazione dei redditi
nella misura del 19% (nel rigo E19, codice 31).
Il contributo - è bene ribadirlo - è volontario, e non può essere
imposto dalle scuole, nè può avere come effetto discriminazioni
sugli allievi all'atto dell'iscrizione o nel corso degli studi. Da
aggiungere anche la scuola pubblica è gratuita fino all'età
dell'obbligo (16 anni): le tasse scolastiche (6,04€ per l'iscrizione
e 15,13€ per la frequenza) debbono quindi essere corrisposte per il
quarto e il quinto anno delle scuole superiori.
«In verità - rileva Silvia Landi, responsabile scuola di Adiconsum -
molte famiglie subiscono vere e proprie pressioni dalle scuole per i
contributi volontari. Spesso, addirittura, la volontarietà del
contributo non viene nemmeno segnalata alle famiglie, che vengono
così tratte in inganno credendo che si tratti di una vera e propria
tassa scolastica», che oscilla - a seconda delle situazioni e delle
scuole - dai 30-40 ai 300-400 euro.
Chiarissimo è anche il ministero della Pubblica Istruzione che, sul
suo sito, riporta: «In ragione dei principi di obbligatorietà e di
gratuità , non è consentito imporre tasse o richiedere contributi
obbligatori alle famiglie di qualsiasi genere o natura per
l'espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse
all'assolvimento dell'obbligo scolastico fatti salvi i rimborsi
delle spese sostenute per conto delle famiglie medesime (quali ad es:
assicurazione individuale degli studenti per RC e infortuni,
libretto delle assenze, gite scolastiche, ect). Eventuali contributi
per l'arricchimento dell'offerta culturale e formativa degli alunni
possono dunque essere versati dalle famiglie solo ed esclusivamente
su base volontaria». Poi le scuole, nella loro autonomia,
cercheranno di ottenere il più possibile dalle famiglie per
incrementare il bilancio e l'offerta. Nella loro libertà i genitori
potranno scegliere se aderire o no. «L'importante è la trasparenza
nell'utilizzo delle risorse e la chiarezza nelle motivazioni da
parte delle scuole», precisa ancora Landi dell'Adiconsum. |