Buoni scuola, la Lega:
«Pdl veneto incoerente»

Il vicepresidente Manzato: in Friuli e Lombardia l’hanno votata.
Non capisco il grido allo scandalo di Galan

di Antonio Spadaccino, Il Corriere del Veneto 23.4.2009

VENEZIA — Continua a far discutere il blitz leghista in Sesta commissione regionale sui buoni scuola. La proposta di modifica della legge del 19 gennaio 2001, che richiede l’obbligo di 15 anni di residenza o attività lavorativa in Veneto - di almeno uno dei genitori - per aver accesso al contributo, ha scatenato un vero e proprio putiferio. Contro l’iniziativa leghista si è scagliato il governatore Gian­carlo Galan: «Questa legge non passerà», ha tuonato. E anche ieri, durante il congresso regionale della Cisl a Verona, è tornato sull’argomento - strappando un caloroso applauso dalla platea ­ durante il suo discorso: «Vorrei - ha detto - che fosse un Veneto dove a prevalere siano le garanzie di rispetto della dignità della persona, qualunque siano le condizioni in cui si trovi, per esempio, un immigrato. Di qui i valori della solidarietà e della multiculturalità, valori cui dovranno ispirarsi la scuola, l'insieme del servizio sanitario o tutte le istitu­zioni del sociale e della cultura».

Ma gli strali del governatore contro la Lega hanno suscitato molteplici reazioni. In primis, quella degli uomini del Carroccio. «Non capisco - dice il vicepresidente regionale, Franco Manzato - questo grido alla scandalo di Galan. Il provvedimento della Lega è in coerenza con quello che sta accadendo nelle altre regioni in cui gover­niamo assieme al Pdl. Mi riferisco a Lombardia e Friuli, dove il Popolo delle Libertà ha già votato questa legge. E allora, mi viene spontanea una considerazione: la linea del Pdl veneto è incoerente rispetto a quella del Pdl lombardo e friulano». Dall’accusa di incoerenza di Manzato, si passa all’ironia - sottile ma efficace - dei vari consi­glieri regionali del Carroccio, da Roberto Ciambetti a Gianpaolo Bottacin e Daniel Stival: «Se Galan dice che questa legge non passerà mai in consiglio regionale - affermano all’unisono - significa che una volta tanto avremo il piacere di vederlo in aula a Palazzo Ferro Fini. A lavorare». Ma Bottacin, primo firmatario della proposta di legge sui buoni scuola, va oltre. «Chi critica questo testo - afferma - è evidente che ragiona per slogan e non si è neppure preso la briga di leggerlo. Quello della residen­za è un requisito sacrosanto, lo hanno stabilito anche alcune sentenze di tribunale e della Corte costituzionale».

Bottacin ribadisce comunque che la Lega, quando il testo arriverà in aula consigliare, è disposta «ad abbassare da 15 a 10 anni» la richiesta di residenza in Veneto o attività lavorativa di uno dei due genitori. Ma ricorda anche che in «Prima commissione, sul metodo di assegnazione delle case popolari, An e Forza Italia hanno votato un provvedimento simile a quello dei buoni scuola ». Chiude il cerchio il presidente della Sesta commissione, Stival. «Posso essere d’accordo - dice - sul fatto che l’approvazione della proposta di legge sui buoni scuola possa sembrare un blitz leghista. Ma l’ordine del giorno era quello e nessuno mi ha detto di fermarmi. E anche la sinistra, uscendo semplicemente dall’aula, poteva far mancare il numero legale». Resta da capire come si comporteranno le due anime del Pdl quando il testo approderà a Pa­lazzo Ferro Fini. Piergiorgio Cortellazzo, presidente del gruppo consiliare di An, sta apertamente con Galan. «Questa legge ­ sentenzia - non vedrà mai la luce. E non verrà mai calendarizzata, perché non ci sono le condizioni per dibattere cose straordi­narie a otto mesi dalle elezioni regionali. Quanto alla modifica della legge regionale proposta dalla Lega, dico che è sbagliata concettualmente. Alcuni sistemi che favoriscono il territorio possono starci, ma non in un contesto delicato e particolare come quello della scuola». E Forza Italia? Remo Sernagiotto, presidente del gruppo consigliare azzurro è meno intransigente del suo collega Cor­tellazzo. «La Commissione - dice - non fa la legge, questa è una competenza che spetta al consiglio. Credo che di questa cosa, anche perché arriverà in aula grazie alle deleghe di Forza Italia usate dal presidente leghista, dovremo parlarne. E dovremo farlo considerando sia l’interesse dei veneti, sia l’interesse dei cittadini che vivono in Veneto ma che provengono da altri luoghi, italiani o stranieri».

Va registrato, infine, un emendamento alla proposta di legge presentato dal consigliere dei Comunisti italiani, Nicola Atalmi. «Con questa proposta - spiega - non c’è alcun risparmio in quanto è evidente che gli immigrati non mandano i figli alle scuole private. Se i soldi sono pochi, tagliamoli ai ricchi. E io propongo che i 9 milioni e mezzo di euro che la Regione ha stanziato per il 2009 vadano a coprire le spese per il diritto allo studio: libri di testo e abbonamenti a treni e corriere».