Ora di religione/2. da Tuttoscuola, 27 aprile 2009 Il problema di fondo ci appare, ancora una volta, quello della diversa intenzionalità con la quale viene usato il termine "educazione". Per la Gelmini (si vedano anche le motivazioni portate dal ministro a sostegno del ripristino del voto di condotta), il comportamento è una componente essenziale del processo formativo, e all'educazione ad un buon comportamento - si potrebbe quasi parlare di "educazione morale" - può concorrere in modo importante l'insegnamento religioso. Le altre materie, sembra quasi dire la Gelmini, "istruiscono", mentre l'IRC "educa". Riemerge qui un'antica disputa, molto presente nel dibattito sviluppatosi dopo la caduta del fascismo, e di cui si ebbe eco anche nei lavori preparatori dell'Assemblea costituente, tra i sostenitori del carattere essenzialmente "istruzionale" della formazione scolastica, fondata sull'acquisizione di conoscenze, e i fautori di una sua accezione più ampia, comprendente la dimensione valoriale, etica. Non fu casuale il fatto che si decise di cambiare la denominazione del Ministero, da "Ministero dell'Educazione Nazionale", impiegata negli anni del fascismo, a "Ministero della Pubblica Istruzione": si voleva rompere, all'indomani della Liberazione, con una concezione dell'educazione totalizzante, da Stato etico, come era stata quella proposta dal regime nel Ventennio - un'educazione "di regime" - e puntare su una visione laica e pluralista della conoscenza, lasciando fuori della scuola la problematica etico-politica, salvo che per il riferimento alla Costituzione. Ma si dovette aspettare il 1959 per l'introduzione dell'Educazione civica ad opera di Aldo Moro, e addirittura il 2008 per vedere la nascita di una vera e propria disciplina, "Cittadinanza e Costituzione". Che forse, se sarà ben implementata e gestita, concorrerà alla "educazione" dei giovani sul piano valoriale, senza diventare una "dottrina". E senza entrare in conflitto, almeno in Italia, con l'insegnamento della religione cattolica. |