La lite davanti alla media di San Vittorino Romano,
vicino Roma
Accoltella il compagno di scuola Bulli e coltelli è il nuovo allarme. Alemanno: "Servono pene più severe" la Repubblica 30.4.2009 ROMA - L'ha accoltellato prima che suonasse la campanella. Un colpo secco, al fianco sinistro, con un coltello a serramanico. Uno studente di 15 anni della scuola media Giovanni Falcone di San Vittorino Romano, vicino a Roma, è ricoverato in ospedale. Il suo aggressore, un compagno di scuola di un anno più giovane, romeno, è stato fermato dai carabinieri. Dopo le prime cure, lo studente ferito ricoverato al Sandro Pertini di Roma, non è in pericolo di vita. Ad avvertire i carabinieri sono stati alcuni professori della scuola media di via Fosso dell'Osa, ai quali gli studenti hanno raccontato della lite e del ferimento. Appena dieci giorni fa, in centro città a Roma, un ragazzino di 15 anni, studente di un liceo scientifico, è stato accoltellato da un gruppetto di coetanei. E poi ci sono stati i tragici epiloghi di sangue accaduti in queste ultime settimane nella capitale: l'uomo di 45 anni ucciso per un parcheggio alla Garbatella; la rissa mortale davanti ad un pub dell'Ostiense, e il grave ferimento, ancora all'Ostiense, vittima un quindicenne. E' emergenza bulli e coltelli. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha scritto ai ministri dell'Interno Roberto Maroni e alla Giustizia Angelino Alfano per chiedere di inasprire le pene e permettere l'arresto di chi gira con un coltello in tasca: "Quello che emerge - ha detto Alemanno - è l'uso nefasto di coltelli e taglierini da parte di giovanissimi. Serve accelerare la normativa che ci permetta veramente di impedire che si portino in tasca armi bianche. Dobbiamo aumentare le pene per evitare circostanze che si possono trasformare in tragedia". Appello ripreso anche dalla Questura di Roma che invita alla "cultura della legalità": "Chi gira col coltello in tasca non lo fa per difendersi ma per aggredire qualcuno alla prima occasione", ha detto il capo della mobile Vittorio Rizzi. "Il problema non si risolve solo con arresti e denunce: bisogna coinvolgere le famiglie e la scuola, diffondere una cultura della legalità». |