Avercene... di Gabanelli!

Dedalus, ScuolaOggi 24.4.2009

Il nostro precedente articolo (“La leggerezza insostenibile della Gelmini”(*) sulla puntata di Report riservata alla scuola ha fatto indubbiamente discutere. Molti hanno apprezzato, nel complesso, quella trasmissione e molti invece l’hanno criticata.
Noi siamo stati tra coloro che, pur con qualche appunto e riserva, l’hanno complessivamente giudicata in senso positivo. Non ci stupiamo del fatto che si possa non essere d’accordo con questa valutazione. Anzi, riteniamo importante discutere e far discutere.

Coloro che criticano la puntata di Report sostengono in buona sostanza che da lì emerge un quadro di sfascio della scuola, tutto negativo, mentre invece ci sono energie, risorse, professionalità che non vengono adeguatamente riconosciute. Le buone pratiche di tante scuole e di tanti insegnanti, ad esempio, o l’impegno di tanti dirigenti scolastici, magari –come ha osservato Claudio Cereda– sottopagati. Non c’è dubbio, ma non crediamo che lo scopo della trasmissione fosse quello di mettere in evidenza quello che va bene, anzi. L’intento evidente, semmai, era proprio quello di rimarcare tutte le disfunzioni, le cose che non vanno, i grossi problemi che affliggono le nostre scuole. Un punto di vista parziale e che non rende giustizia all’insieme? Può darsi, lo ammettiamo. Ma noi abbiamo apprezzato proprio il fatto che – finalmente – si comunica, si fa conoscere al grande pubblico televisivo proprio quello che non va. Si mettono in luce proprio i problemi che le scuole hanno quotidianamente.
Non spetta certo a noi fare i difensori d’ufficio della Gabanelli. Ci limitiamo a sottolineare alcune cose che riteniamo importanti (e che, appunto, ci sono piaciute).

Le scuole pubbliche versano in uno stato di grave difficoltà dal punto di vista finanziario. I finanziamenti che arrivano dallo Stato sono assolutamente insufficienti, sia per il funzionamento ordinario che per le spese per sostituire il personale assente. Questo è emerso con assoluta chiarezza. Non ci sono soldi per l’ordinaria amministrazione (spese di funzionamento, dai telefoni ai materiali didattici alle fotocopie ai materiali per le pulizie per arrivare fino alla carta igienica!) e non ci sono soldi per le supplenze (così i dirigenti scolastici sono costretti a dividere in continuazione le classi con grave danno per le attività didattiche). La spesa pubblica per la scuola è andata continuamente decrescendo nel corso degli anni e questo lo si riscontra quotidianamente.

Il problema delle supplenze poi è macroscopico. E duplice. Nel senso che non solo non ci sono soldi per pagare i supplenti (e molte scuole hanno accumulato debiti ingenti, centinaia di migliaia di euro) ma anche che si è di fronte ad un meccanismo assurdo per effettuare le chiamate stesse, un meccanismo del tutto inefficace e improduttivo (e qui le colpe non sono certo della Gelmini...). E anche questo finalmente è emerso in maniera chiara, agli occhi del grosso pubblico.

I tagli del personale. Può darsi che vi fossero degli sprechi in alcune situazioni (un solo esempio: quante classi di scuola primaria da Roma in giù effettuavano il solo orario antimeridiano - previsto dalla legge n.148/1990 in via del tutto eccezionale e transitoria - con tre docenti ogni due classi?). Ma la riduzione degli organici programmata (e indiscriminata) smantella un modello pedagogico che funzionava bene, a cominciare dal taglio delle cosiddette compresenze. Nella trasmissione si capisce bene che quelle ore di compresenza erano vitali, in quanto consentivano di svolgere attività didattiche significative. Tant’è che un dirigente di scuola paritaria (ovviamente una di quelle “di eccellenza”) afferma con convinzione che a quelle ore loro ci tengono e che si guardano bene dall’eliminarle.

Lo stato degli edifici scolastici. Quante volte i dirigenti scolastici hanno segnalato (invano) disfunzioni, interventi di manutenzione mancati o inesistenti, pericoli seri per la sicurezza di alunni e personale? E finalmente anche questo si vede.

Il problema del (mancato) riconoscimento del merito. Vale a dire il fatto che siamo di fronte ad un appiattimento generale del personale della scuola per cui chi lavora meglio, si aggiorna, ha competenze di tipo disciplinare, sa gestire le classi (e, se dio vuole, ci sono fior di insegnanti così!) percepisce lo stesso stipendio di chi invece non garantisce un adeguato impegno professionale. E anche questo non è un problema, anzi “il” problema che sta alla base della qualità dell’insegnamento e di una buona scuola?

L’incompetenza e l'insipienza dell’attuale ministro dell’istruzione. Anche questo è emerso con evidenza: le risposte della Gelmini sono apparse del tutto evasive o fuori luogo, a fronte dei problemi reali e della loro consistenza.

Insomma, noi riteniamo che sia di fondamentale importanza che la gente sappia quello che succede nelle scuole, quali sono le difficoltà e i problemi materiali che ostacolano il buon funzionamento della scuola pubblica. Perché è da lì, dalla loro soluzione, che si deve partire. Ben vengano, allora, trasmissioni come quella della Gabanelli. Alla quale si può perdonare anche qualche inesattezza, parzialità, imprecisione (soprattutto dal punto di vista degli addetti ai lavori). Ma avercene… di Gabanelli !

Dedalus

(*) NOTA
vedi: http://www.scuolaoggi.org/index.php?action=detail&id=4327