LA STORIA DI UN «PRECARIO STORICO» «Dopo 25 anni voglio il mio posto» L’appello di Fabrizio Pra Mio che ieri ha « festeggiato» le nozze d’argento di Paola Dall’Anese, dal Corriere delle Alpi 29.8.2009 BELLUNO. «Nozze d’argento» per Fabrizio Pra Mio, l’insegnante di educazione fisica di Forno di Zoldo precario da 25 anni. L’anniversario si è celebrato ieri e come ogni anno non sono mancati i colpi di scena. Con addosso un bellissimo abito da sposa con strascico retto da uno stuolo di paggetti adoranti («è il più mito» dice uno di loro), Pra Mio è arrivato ieri mattina a Belluno scortato da due pullmini di bambini con cui ha lavorato nei campi estivi per andare a firmare l’ennesimo contratto annuale. Cambiatosi in fretta e furia di vestito, mentre fuori lo attendevano i bimbi addentando panini con il salame, l’aspirante docente è uscito intorno alle 11 dalle scale mobili di Lambioi, con tanto di cappello e un “davanzale” da far invidia alle maggiorate della tv: «Sono mesi e mesi di palestra», dice facendo vedere dei bei palloncini colorati . A riceverlo, quasi fosse stato programmato, il suo testimone d’occasione, niente meno che il vicesindaco Leonardo Colle, ex compagno di liceo. Uno scambio di baci e abbracci, due risate e poi via in sfilata fino al liceo classico Tiziano: «La stessa scuola che ho frequentato dal 1975 al 1980. Forse è un segno del destino», dice Pra Mio che sotto questo suo modo di fare sorprendente e divertente, cela molta preoccupazione e amarezza. «Venticinque anni mi sembra che possano bastare per vivere in questo modo. Credo che sia arrivata l’ora di cambiare, di divorziare dal precariato e di trovare una cattedra da sposare per sempre», dice mentre si incammina verso la scuola. «Quanti ricordi in queste aule», racconta. «Mi ricordo la mia prof del ginnasio Cannarella, che poi ho rivisto a San Vito. Che emozione sedermi accanto a lei da insegnante! Credevo di essere arrivato e invece…. E poi cosa dire delle medie Ricci. Era il 1995, stavo svolgendo una delle mie tante supplenze annuali e quell’anno inventai il gioco della “palla tutto”. Credevo di aver risolto tutti i miei problemi, brevettando questo gioco di cui avevano parlato in modo entusiastico alcune riviste di tiratura nazionale. Ma poi ho scoperto che si brevettano i guanti o una pentola, ma non un gioco. E così anche lì è andata buca». Lungo la strada sono tanti quelli che lo fermano e lo salutano: «Ciao Rosso, non cambierai mai», gli dicono ex colleghi di lavoro, mamme di bambini a cui ha insegnato o che ha tenuto nelle tante estati. A tutti offre i confetti d’argento che tiene nel cestino a mano. E tutti lo abbracciano e gli augurano “in bocca al lupo”. C’è anche una signora che lo avvicina - certo vedere un uomo vestito da sposa non è da tutti i giorni - e gli chiede il perché di quell’abbigliamento. E appena sente che “festeggia” i 25 anni di precariato, gli dà un abbraccio caloroso e affettuoso. Intanto la voce che Pra Mio sta per arrivare si è sparsa per tutta la città fino al Tiziano dove a mezzogiorno si sono radunati in tanti per accoglierlo con un grande applauso. Tra strette di mano di precari di sempre, Pra Mio arriva all’aula magna dove passa a salutare le responsabili dell’ufficio scolastico intente nelle nomine; anche a loro ricorda la sua situazione. Loro sorridono tra l’imbarazzato e il divertito, cercando di mantenere un contegno. «È sempre un piacere vederlo», dice la responsabile dell’Usp. Ma Pra Mio non dimentica, al di là dello scherzo, il motivo della sua venuta a Belluno: scegliere la nuova cattedra. Discute con i colleghi. «Vorrei Zoldo e Caprile, anche se sono costretto a fare tre volte a settimana il passo Staulanza. Ma potrei anche vedere per il sostegno. Non so», dice tra il confuso e l’ansioso. Poi si consiglia con la moglie Morena, che lo segue e lo sostiene da anni. «Ecco abbiamo deciso: prenderò otto ore a Zoldo e 10 ore a Caprile alle medie». E intanto gli amici che lo hanno accompagnato stappano due bottiglie di spumante per festeggiare. Ma lo sketch non finisce qui. Si replica alla firma del contratto. «È ora di finirla. Metteteci tutti in ruolo», lancia la provocazione Pra Mio. Accanto a lui, Angelo Zanella, di San Vito di Cadore, anch’egli docente di ginnastica, da ben 34 anni precario. Il volto incavato, il fare disilluso. «Speravo di passare finalmente di ruolo, ma il taglio dei posti non solo mi ha fatto perdere l’opportunità, ma il fatto di aver lavorato un anno anche alle superiori mi ha penalizzato, finendo addirittura, dopo anni di primato, secondo in graduatoria, sorpassato proprio da Pra Mio», dice sconsolato. Come si dice, le lotte peggiori sono quelle tra “poveri”.
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